Un libro al mese: La Pèca del Diavolo – 2°

L’arrivo di Roos aveva portato cambiamenti inaspettati nella vita di Wild … Grazie a lei riuscì finalmente a pianificare un intervento tanto necessario quanto temuto. I dolori alle ginocchia, frutto di anni di duro lavoro tra i sentieri scoscesi e le lunghe giornate nei boschi, lo avevano tormentato per troppo tempo. Ma l’idea di rimanere immobilizzato per la riabilitazione lo preoccupava quasi quanto il dolore stesso (…) Quella forzata inattività cominciò a pesare su Wild in modi inaspettati. L’orgoglio, che per anni lo aveva tenuto in piedi, subì un colpo molto duro. Per quanto Roos fosse paziente e premurosa, Wild sentiva crescere dentro di sé un malessere sottile, una crepa nel proprio carattere forte e autonomo. Non era abituato a farsi aiutare e il pensiero di essere un peso per qualcuno che amava lo feriva profondamente (…)
Il dolore fisico non era l’unica ombra che si allungava sulla loro vita. Le rare volte in cui scendevano a valle per fare la spesa o mangiare una pizza, Wild sentiva addosso gli sguardi curiosi e maliziosi dei paesani. «Come fa una donna così giovane e bella a innamorarsi di un montanaro solitario?» si chiedevano. I commenti, all’inizio ironici, si trasformarono presto in battute cattive, fino a diventare insulti pesanti. Come accade nei piccoli paesi, il mormorio si diffuse, arrivando alle orecchie di Roos durante il periodo di lavoro al rifugio. Ogni volta che tornava a casa, Wild la vedeva spegnersi un po’ di più. Le sue lacrime di tristezza cadevano silenziose, ma erano come un pugno allo stomaco per lui. La luce che Roos aveva portato nella sua vita, quella gioia che aveva reso speciale il loro incontro sembrava svanire lentamente, giorno dopo giorno.
Roos, pur continuando ad amare profondamente Wild, cominciò a meditare di andarsene. Si sentiva intrappolata in una vita che non le dava più la pace che cercava e iniziò a pensare di cercare un nuovo rifugio per lei e il fedele Lupin. Ma la sorte sembrava accanirsi su di loro: poco dopo, Lupin, che per dieci anni era stato una presenza costante e rassicurante, morì, lasciando Roos ancora più affranta. Quel momento segnò un punto di rottura profondo, e l’atmosfera in baita diventò sempre più pesante, intrisa di rimpianti e dolore inespresso (…)
Quella sera di luna piena, il calore del minestrone fumante sembrava l’unica cosa ancora viva nella baita, ma gli sguardi spenti e il dialogo ridotto all’osso non promettevano nulla di buono. Poi, tra un silenzio e l’altro, Roos ruppe il ghiaccio: «Ho deciso. Per il mio bene e per il nostro amore, mi trasferisco. Continueremo la nostra relazione a distanza, incontrandoci quando possibile». «Ma dove vuoi andare? Non stai bene quassù? – chiese Wild, scuotendo la testa in segno di disapprovazione – Pensavo di averti regalato un sogno accogliendoti in questo piccolo paradiso tra le Pale, e invece ti trovi all’inferno. Maledetta pèca del diavolo!» concluse, con un’ombra di amarezza. Seguì un silenzio che sembrò durare all’infinito, interrotto solo dal crepitio del fuoco nel camino. Il fuoco, l’unico suono vivo, pareva voler comunicare qualcosa, come se dicesse: «Non lasciate che io mi spenga anche dentro di voi».
Quel mattino, ancora avvolto dall’oscurità, segnava la fine di un capitolo importante per Wild e Roos. Il corriere arrivò quasi in silenzio lungo la ripida stradina, i fari del camioncino tagliavano la foschia mattutina. Senza troppe parole, Wild con il viso teso e stanco si unì a Roos per caricare il camion con le loro cose, quelle stesse cose che raccontavano una storia di vita vissuta insieme. Ogni scatolone, ogni sedia antica riverniciata da Wild o la vecchia madia portavano con loro ricordi e speranze (…) Poi il tempo delle formalità finì e venne ora di partire (…)
Mentre il camioncino si allontanava lungo il sentiero, Wild rimase lì, immobile, osservando l’orizzonte con il cuore pesante e un silenzio profondo che ormai avvolgeva la baita (…) Si versò due dita di grappa, sperando di scacciare via quel senso di impotenza, e decise di partire verso le Pale, come se la montagna potesse offrirgli le risposte che cercava.
„Non avrei mai pensato di arrivare a scrivere un libro – ci ha detto Renzo Franceschinel, vecchio amico dai tempi dei „Beatrich“ ed ora affezionato lettore di UT24 – ma tutto è nato quasi per caso, da uno sfogo pubblicato sul mio stato di WhatsApp dopo che la mia compagna se ne è andata. La scrittura di questo racconto è stata, in un certo senso, una forma di terapia per elaborare quella sofferenza, che in parte porto ancora con me.“
La Pèca (NdR: l’impronta) del Diavolo è qualcosa di misterioso e magico, che esiste davvero ma che è difficilissimo trovare. Wild Tors / Renzo Franceschinel ci porta con sè dentro la sua vita, nel suo cammino fra le montagne, fino ai luoghi più nascosti e segreti, talvolta completamente bui, talvolta luminosi … proprio come se ci accompagnasse, passo dopo passo, dentro la sua stessa anima. E‘ un libro da leggere seduti di fronte al fuoco del camino o sdraiati all’ombra di un larice, con davanti agli occhi le montagne più belle del mondo: quelle di casa.
„La Pèca del Diavolo“ si può trovare online (Youcanprint.it – Mondadori Store – Feltrinelli – IBS.it – Libraccio – Hoepli.it – Amazon), avendo cura di cercare il libro inserendo il titolo con l’accento corretto su Pèca. „Oppure – ci ha detto l’autore – direttamente da me, contattandomi tramite i canali social di Renzo Franceschinel, Wild Tors – Primör Dolomiti“. Ci permettiamo di suggerire ai lettori questa seconda soluzione, perchè così il libro arriverà impreziosito da dedica e autografo…
