L’altro “Trentino” (18)
L’altopiano di Lafraun/ Lavarone può essere ritenuto la parte estrema nord- occidentale del più vasto sistema di altipiani detti di Sleghe (Asiago) o dei Hoaga Ebene vun Siiben Kameun oppure Hòoge Vüüronge dar Siban Komàüne (Sette Comuni) in provincia di Vicenza. La prima citazione di Lafraun/Lavarone è del 1184 (“in Lavaron”); otto anni dopo è chiamato “antico feudo” della chiesa di Trento e come tale concesso, a composizione di una lite, ai signori di Gallnötsch (Caldonazzo). Dal documento di arbitrato si apprende che già molto prima gli uomini “di lassù facevano carbone e tagliavano legna” e dovevano un canone al vescovo di Trento. Ciò significa che Lafraun/Lavarone si era già staccato dai Hoaga Ebene vun Siiben Kameun / Sette Comuni, con i quali formava una comunità etnica e politica in collegamento con i Tredici Comuni della Lessinia (Verona), confinante alla Chiesa di Santa Giuliana di Löweneck (Lèvico). L’abbondanza di foreste riattivò l’antica attività di fusione dei minerali con conseguente intenso traffico tra le zone minerarie vicine di Persen (Pergine) e di Kies (Vetriolo).
La disposizione urbanistica ad insediamento sparso che caratterizza Lafraun/Lavarone è appunto dovuta alla colonizzazione tedesca, in seguito assorbita dal più forte elemento romanzo. I toponimi di numerose località (es. Virti/Wirt, Slagenaufi/Schiaginauf, Gionghi/Jung, Vallempach, Zahnloch, Hochonòt, Bìsele/Wiese, ecc.) sono l’estrema testimonianza dell’antico dialetto tedesco (pure qui chiamato slambròt), estinto alla fine del XVIII secolo, il quale tuttora si parla (cimbro), come già abbiamo detto, nella comunità di Lusern/Luserna, pur confinante con l’altipiano dei Hoaga Ebene vun Siiben Kameun/Sette Comuni vicentini. L’altopiano di Lafraun/Lavarone, tradizionale via di comunicazione tra la provincia di Trento (detto “Ancino di qua”) ed il Vicentino (“Ancino di là”), fu oggetto di aspre contese prima tra i signori trentini e quelli vicentini, poi tra gli Asburgo e Venezia.
Per la sua importanza strategica, dal 1908 al 1914 fu trasformato dal Genio Militare austriaco in munitissima piazzaforte collegata con un sistema di fortezze a quella di Vielgereuth (Folgaria); fu protagonista delle offensive austriache del maggio- giugno 1915, novembre 1917 e giugno 1918; la popolazione era stata evacuata e concentrata nell’Austria superiore (Braunau).
Anche a Lafraun/Lavarone, le leggende sono il più delle volte di chiaro influsso nordico: i boschi e gli anfratti verso il forte di Belvedere erano abitati dal wilmann (uomo selvatico) e dalla frau Pèrtega (donna selvaggia). Agli Oseli si usava mettere sulla porta di casa un rametto di eghel (maggiciondolo) a protezione dalle streghe; i gradini innanzi alle porte delle abitazioni servivano per ostacolare le streghe dai piedi caprini; nel monte del prato del Suthal ci sarebbe un tesoro custodito dal diavolo; il monte Belen era abitato dalle fate, ecc…(continua)