von fpm 27.11.2024 16:00 Uhr

Intervento del Comitato Memoriale “KZ Campo d’Isarco”

Il comitato chiede l’annullamento della celebrazione degli Alpini: “niente soldi dalle tasse per l’inaugurazione dei vergognosi monumenti fascisti”!

Foto Roland Lang, elab grafica Flavio Pedrotti Moser

In occasione della prevista celebrazione della Sezione Alpini di Bozen il 12 giugno 2028 per il centenario del controverso monumento alla vittoria di Bozen, il comitato commemorativo di “KZ Campo d’Isarco” lancia un appello ai politici affinché impediscano questa celebrazione. Un comunicato invita a scegliere una data e un luogo alternativi per la celebrazione e sottolinea l’urgenza di fare i conti con il passato fascista.

Il comunicato stampa integrale: Appello del comitato commemorativo “Campo di concentramento di Campo d’Isarco” ai politici: impedite la celebrazione degli Alpini nel centenario del vergognoso monumento di Bozen. Il comitato commemorativo “KZ-Campo Isarco”, composto da diverse associazioni e personalità locali, ha deposto recentemente una corona di fiori presso la lapide commemorativa del campo di concentramento di Blumau prima dell’inizio della sua assemblea annuale e ha acceso una candela in memoria di tutte le vittime delle dittature. C’erano delle ragioni per questo. Pochi monumenti commemorativi in ​​Südtirol rappresentano la memoria del totalitarismo e della guerra meglio di questa lapide commemorativa scolpita nel 2018 in pietra naturale della Val d’Ega e su cui è inciso il grido ammonitore “Mai più fascismo e guerra”.

È esattamente l’opposto delle disumane operazioni militari avviate dal Primo Ministro Benito Mussolini e dal suo Segretario di Stato e Alto Commissario per il reinsediamento degli altoatesini nel Terzo Reich, Guido Buffarini-Guidi. Tra questi rientra il campo di concentramento italiano “Campo di concentramento Prato d’Isarco”, costruito alla fine degli anni ’30 – subito dopo l’opzione altoatesina e l’invasione dei paesi balcanici – sul sito industriale di 12 ettari dell’ex primo Birrificio tirolese Blumau. La responsabilità del campo di concentramento di Bluwall era nelle mani dell’esercito e del famigerato prefetto Agostino Podestà. Prima di trasferirsi a Bozen, partecipò alla realizzazione del campo di concentramento di Colfrito, vicino a Perugia, dove gli slavi venivano picchiati a morte. Nel campo di concentramento di Blumau furono internati in condizioni miserabili tra i 400 e i 3.000 oppositori del regime slavo e greco e prigionieri di guerra alleati provenienti dall’Inghilterra, dai paesi del Commonwealth e dalla Russia, dal primo dell’anno 1941 fino alla fine del 1943.

I prigionieri furono utilizzati per i lavori forzati nel completamento del Tunnel del Virgl, nell’ampliamento della Strada del Brennero e nella costruzione della strada di Fiè. Un’ex recluta bolzanina delle avanguardie fasciste nelle sue memorie concludeva le sue osservazioni sui prigionieri utilizzati per i lavori forzati e insultati come “parassiti” e “infestati da pidocchi” con l’osservazione più sarcastica: “Veramente una bella iniziativa”, “una iniziativa davvero bella”. Secondo il diario di un italiano originario di Trento e che per quasi un anno fu uno dei 66 cecchini presenti a Blumau, i prigionieri croati, bosniaci, serbi e montenegrini semiaffamati rinchiusi nel campo di concentramento nei primi giorni della January morì dopo diverse settimane di trasporto alla stazione ferroviaria di Blumau e trasportato in Germania su treni merci.

Questi ed altri fatti nascosti per decenni accaduti nel campo di concentramento fascista di Campo d’Isarco” sono stati scritti dallo storico e pubblicista Günther Rauch e pubblicati in due libri dall’Associazione Südtirol per la Casa (SHB). Poiché i libri sono esauriti da tempo, il comitato commemorativo ha deciso, su suggerimento del presidente della SHB Roland Lang, di ripubblicare il primo volume del libro.

Il Comitato commemorativo ha appreso con preoccupazione dalle notizie dei media che la “Sezione Alpini di Bozen” ha indetto una grande “Adunata” nel capoluogo altoatesino il 12 giugno 2028, in occasione del centenario dell’inaugurazione del Monumento alla Vittoria a Bozen. Il mondo intellettuale fascista da cui proveniva la fondazione degli Alpini a Bozen si evince dal discorso dell’allora arcifascista Manaresi, in cui chiedeva “il licenziamento di tutti gli insegnanti tedeschi e del clero tedesco”. Poi: “I bambini dell’Südtirol devono avere un’anima italiana”. Per «questo scopo bisogna mescolarli con i bambini italiani».

Il comitato commemorativo lancia quindi un appello a tutti i parlamentari regionali e ai consiglieri comunali di Bozen con una mentalità democratica affinché smettano queste sciocchezze parafasciste. Gli alpini dovrebbero scegliere un giorno e un luogo diverso per i loro festeggiamenti e non utilizzare i soldi dei contribuenti altoatesini per festeggiare l’inaugurazione dei vergognosi monumenti fascisti.

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite