Tradizioni: Le notti della Redodesa
Le dodici notti della “Redodesa” – 25 dicembre / 6 gennaio
Con la notte tra il 25 e il 26 dicembre iniziano le “notti della Redodesa”, dette anche “le dodici notti”. In rispetto della Redodesa, in queste notti è proibito filare, e dopo il tramonto si deve rincasare presto, pena qualche ruzzolone o scivolata sulla “diàc”, il ghiaccio, provocata dalla Signora, che pretende che in questo periodo le famiglie riflettano sulla nascita di Nostro Signore e preghino insieme.
La “Redodesa” è uno spirito femminile coperto da un lungo mantello nero che ne nasconde il volto. E’ la “signora delle dodici notti” tra “Nadàl” (Natale, il 25 dicembre) e la “Festa de i Trèi Redi” (Epifania, il 6 gennaio). In queste notti, e soprattutto la vigilia dell’Epifania, controlla che nelle case le donne siano delle brave massaie, e che la dimora domestica sia in perfetto stato di pulizia, soprattutto per la festa dell’Epifania.
E’ accompagnata ogni anno nell’ultima delle sue notti, quella fra il 5 e il 6 gennaio, dai dodici “Rodesegoti”, che altro non sarebbero che le personificazioni dei mesi dell’anno, oppure il simbolo dei bambini morti prematuramente che la “Redodesa” porta nel suo giardino. Attraversando con loro fiumi, torrenti i rivi, le acque magicamente si fermano invadendo le rive e, una volta ritirate, sue nascono dei fiori bellissimi e rari.
La Redodesa è anche appunto, nelle valli tirolesi, la “signora dei bambini morti”, delegata a raccogliere le anime dei fanciulli morti prematuramente, fenomeno che un tempo era purtroppo molto presente, e a portarle nel suo bel giardino.
La credenza si lega all’antico mito della dea nordica Frigga o Frida, moglie del dio Odino. Nel folclore germanico, con la cristianizzazione, fu trasformata in “Frau Holle” o “Frau Brechta”, è spirito dei monti, regina delle nevi e protettrice dei neonati, tant’è che quando ne muore uno ella lo reclama per portarlo nel suo grande giardino.
In area ladina e romanza questa figura è divenuta la “redodesa”