von fpm 23.11.2024 16:00 Uhr

Andiamo a teatro

Viro: moderno centauro, contemporaneamente virile e virale, trascina le sue due parti in una sinergica continuità fisicamente sgrammaticata.

Foto repertorio, elab grafica fpm

Viro è un mostro, una creatura tagliata in due che ignara dello scisma, amplifica sdoppiandosi, la sua natura eroicamente autocompiaciuta e depressa. Moderno ferito centauro, contemporaneamente tata tatillo tatone, virile e virale perché splendidamente banale; bello, sbarbato e ben pettinato, bipolarmente orientato, trascina le sue due parti in una sinergica continuità fisicamente sgrammaticata; con velleitaria movenza elegantemente chip, sciorina buone maniere da social e nel tormento di un pressante ritmo sonoro, agisce i suoi tic gestuali senza mai scomporre il grigio canna di fucile della capigliatura.

Con i suoi pensieri, spettinati quelli sì, sfida gli interpreti e le loro maschere nel ciclo continuo dell’incarnarsi in forme nuove, attraverso il destino di una partitura spietata, del resto accessibile ed esigibile solo in uno stato di apnea creativa, unico lasciapassare verso il nuovo stato di coscienza gemellare e lobotomizzato.

Viro è uno spettacolo della Compagnia Abbondanza/Bertoni, riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano fin dagli esordi nel 1989, anno in cui hanno tracciato un cammino che oggi li identifica indiscutibilmente come i maestri del teatro danza italiano.

Da Alwin Nikolais e gli studi francesi con Dominique Dupuy, dalle improvvisazioni ‘poetiche’ di Carolyn Carlson allo studio e la pratica dello zen, la Compagnia smuove e fa vacillare, scalfisce in modo indelebile certezze e preconcetti per trasportare in un viaggio che avrà inevitabilmente esito incerto. Domenica, 24 alle 20:30 a Bozen, Teatro Studio.

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