von fpm 12.11.2024 18:00 Uhr

L’altro “Trentino” (12)

Nella provincia di Trento si trovano, anche se in proporzioni minori, le stesse etnie presenti in Südtirol. Vediamo quali sono state e quali sono le scelte soprattutto politiche.

Foto Postkarte, elab grafica fpm

La “Magnifica comunità pinetana” risale al 1353, la sua prima “Carta di Regola” al 1262; attraverso i secoli difese sempre gelosamente la sua libertà; fu sciolta nel 1875. Gli agricoltori tedeschi dissodarono le pendici occidentali di Regenein (Costalta), fino al monte Calvo, la valle di Regenein, Bedull (Bedollo) e la regione di Montenag (Montagnaga). Successivamente si registrò un’immigrazione di Veneti e di Lombardi (Camuni), specie nell’alta valle. Come nella Fersental (Valle Férsina), si verificò poco dopo un’immigrazione di minatori tedeschi (canòpi). Lo spirito d’indipendenza dei Pinetani e la loro impulsiva avversione all’oppressione trovano una chiara conferma nell’adesione alla sollevazione mitteleuropea, a carattere sociale, di T. Müntzer, che dalla Germania si estese al Tirolo trovando un grande capo in Michael Gaismayr, e che dai cronisti dell’epoca (1525) per disprezzo fu detta “dei carnéri” (degli zaini).

I rappresentanti della Comunità di Pinè parteciparono alla celebre riunione di Meran e ad importanti missioni a Innsbruck. L’oasi tedesca era soprattutto compresa nell’area Rislach (Rizzolaga), Mühlen-Wig-Montenag-Feiden (Miola-Vigo-Montagnaga-Faida), tutte frazioni del comune di Wasilig (Baselga di Piné) e si estendeva alle frazioni del Comune di Persen (Pergine): Nogarè, Maderein (Madrano), Vigulsan (Vigalzani).

Zone tedesche erano anche Bedull (Bedollo) e la valle della Regenein (Regnana). La colonia tedesca mantenne usi, costumi e lingua sino al XVII secolo e venne infine assorbita dalla popolazione romanza. Il ricordo dell’etnia rimane nei toponimi dei masi (Erla, Valt, Erspan, Rauta, Puel, Stiffel, Postel, Grill, Trotte, Clinga, Stelzeri).

Anche le leggende del Pinetano presentano un substrato nordico, come quelle della “caccia selvaggia” di Regenein (Costalta- Regnana) e di Vig-Schmieden (Vigo- Ferrari). Si raccontava di udire la galoppata dei cacciatori a cavallo e il latrare dei cani da caccia; agli incuriositi che chiedevano di portar la preda, al mattino appariva una mano umana appesa all’uscio; nella notte successiva, l’orribile trofeo veniva ripreso dal misterioso corteo… (continua)

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