Deposizione della corona davanti al “Kapuziner Wastl”
Il 2 novembre i veterani dell’Associazione alpina ANA e rappresentanti del Reggimento alpini hanno deposto una corona davanti al monumento alpino fascista, popolarmente noto come “Kapuziner Wastl”. Piovono critiche dal comprensorio di tiro della Pustertal. Il monumento fu eretto in “onore” della Divisione Alpina Pusteria, che divenne famosa per le sue azioni brutali e il cui “grande merito” fu quello di uccidere civili innocenti nel modo più crudele durante la guerra d’Abissinia. “È vergognoso e dimostra quali ideologie e modi di pensare prevalgano nella mente di questi club e istituzioni“, ha affermato il Schützenbezirk Pustertal. Nel 1936 il podestà fascista di Bruneck, Antonio Di Stefano, decise di erigere un monumento all’alpino promuovendo una sottoscrizione di propaganda prima tra la popolazione pusterese ed in seguito tra la popolazione dell’intera provincia. La Divisione alpina “Val Pusteria” era stata fondata nel 1935 ed inviata in Africa Orientale nel 1936. L’Africa Orientale Italiana era costituita dai possedimenti coloniali italiani, di cui facevano parte l’Etiopia, l’Eritrea e la Somalia. In quella guerra d’aggressione l’Esercito italiano utilizzò anche le armi chimiche contro l’esercito e la popolazione locale.
Il sito, nei pressi della Caserma “Monte Pasubio”, sede della Divisione alpina “Val Pusteria”, era destinato in questo modo a concentrare nuovi simboli italiani e fascisti da contrapporre al centro storico sudtirolese di Bruneck. La Piazza dei Cappuccini era stata da poco denominata “Piazza 9 maggio”, in ricordo della proclamazione dell’Impero nel 1936. Il progetto dell’artista padovano Paolo Boldrin venne presentato nel 1937. L’opera rappresentava un alpino armato, rivolto verso il confine settentrionale, dell’altezza di 6 metri. All’inaugurazione, il 6 giugno 1938, parteciparono Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, erede al trono, e le maggiori autorità civili, militari e religiose. La visita dell’erede al trono avvenne in occasione del 20° anniversario dell’annessione del Südtirol al Regno d’Italia. In quell’occasione vennero inaugurati anche il Monumento all’Alpino di Meran, il Monumento ai Caduti atesini di Bozen ed alcune fabbriche della zona industriale di Bozen.
Il regime fascista aveva attuato nel territorio una politica di repressione della cultura delle popolazioni locali, tendente ad una loro snazionalizzazione, anche cancellando la toponomastica storica ed ufficializzando solamente quella italiana, ed italianizzando le scuole. Viste le resistenze politiche e culturali delle popolazioni locali, il regime fascista successivamente decise di favorire l’immigrazione di popolazione proveniente dalle altre regioni italiane.
Dopo l’8 settembre 1943, nei primi giorni di occupazione dell’Italia da parte delle truppe tedesche, il monumento, visto come emblema della dominazione fascista, venne abbattuto da alcuni valorosi cittadini di Bruneck. Nel dopoguerra, per iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini, si decise di ricostruire il monumento.
È stato rivolto un invito al Comune di Bruneck a porre fine in futuro a tale deposizione di corone o almeno alla partecipazione degli Alpini. “I rappresentanti ufficiali dell’esercito italiano che si identificano con le ideologie fasciste e quindi interrompono la coesistenza pacifica sono fuori luogo“, dice la Schützenbezirk.