Gente felice: Beatrice, studentessa e volontaria
Beatrice Depaoli, 21 anni, vive a Martignano dove fa parte del Gruppo giovani dell’oratorio. Nel frattempo studia psicomotricità all’Università di Verona e scienze cognitive a Rovereto. Nei suoi ritagli di tempo ama danzare e rilassarsi con il bricolage.
Dove fai volontariato e da quanto tempo?
Sono volontaria al Gruppo giovani della parrocchia di Martignano e Montevaccino ormai da 10 anni. In realtà faccio parte dell’oratorio da tutta la vita perché i miei genitori sono cattolici e mi hanno introdotta a questo mondo fin da piccola. Poi, quando ne ho avuta l’età, sono entrata a far parte attivamente del Gruppo giovani.
Di cosa ti occupi precisamente?
Insieme ad altri tre ragazzi, universitari come me, ci occupiamo di creare dei momenti comunitari con i ragazzi delle superiori. Generalmente ci incontriamo ogni domenica sera, dalle 18 alle 19 e affrontiamo insieme temi di attualità o di esperienze personali, cercando di dare uno sguardo diverso sulle vicende che ci accadono. Ogni anno decidiamo un tema che ci accompagnerà nelle nostre attività, sia con i ragazzi che con le varie associazioni con cui collaboriamo. Il tema di quest’anno è la libertà, a partire dalla libertà di espressione fino a quella di sbagliare.
Quali sono i motivi che ti hanno spinta a scegliere di fare volontariato in oratorio?
Diciamo che faccio parte di questo mondo da sempre. È un ambiente dove è facile collaborare e anche stringere rapporti di amicizia, che vanno aldilà degli incontri parrocchiali. Però ho svolto l’attività di volontariato anche in altri ambiti, come nella Comunità Murialdo, un centro di accoglienza per bambini da 0 ai 3 anni a Laives. I motivi che mi hanno spinta sono vari, uno tra questi è il fatto che ho una sorella più piccola che è stata adottata. Forse questo mi ha sempre dato una motivazione in più nell’aiutare gli altri, e lo riverso anche nei miei percorsi di studio.
È difficile coinvolgere i giovani in una realtà come questa? Cosa suggeriresti a chi vorrebbe unirsi?
È molto difficile secondo me, perché ci sono un po’ di pregiudizi sulle realtà di “chiesa”. Ma dipende dalle annate, sicuramente l’amicizia è ciò che maggiormente spinge i ragazzi a restare all’interno dell’oratorio, ma credo che anche il sostegno della famiglia sia importante. Direi a chi è interessato di provarci perché potrebbe avere spunti sulla vita che al di fuori magari non avrebbe. Poi Don Paolo (parroco di Martignano) e il seminarista Sebastiano ci seguono durante gli incontri ma sempre in modo aperto e mai severo. Per esempio, per il tema della libertà, ci hanno dato la possibilità di incontrare psicologi o persone che nella loro vita hanno fatto i conti con i loro sbagli, per poterci confrontare e parlare del nostro concetto di libertà.
Cosa ti dà il fatto di impegnarti in un’attività del tutto gratuita e come trovi il tempo?
È molto bello per me essere riconosciuta come un punto di riferimento per i ragazzi e per la comunità. In questo modo smontiamo un po’ il pregiudizio dei ragazzi di oggi “nullafacenti”. Certo, a volte è complicato trovare un equilibrio tra volontariato e vita personale, molto spesso devi fare i conti con la realtà e quindi bisogna provare a trovare un giusto equilibrio tra tutto. Ma il desiderio di aiutare gli altri fa da motore.
Fare volontariato mi rende felice perché…
Perché far stare bene gli altri fa star bene anche me. È uno scambio reciproco, la parte più bella è proprio quando nelle giornate ti arriva una frase di ringraziamento inaspettata da chi hai provato ad aiutare e lì ti senti bene. Inoltre queste esperienze mi hanno fatto crescere molto, mi hanno resa più consapevole dei miei comportamenti e hanno cambiato il mio approccio alla vita.