Tradizioni: Ognissanti e Halloween
“ Quando la morte non faceva orrore il 1° novembre si confezionavano dei dolci di forma particolare, detti «ossa dei morti». Alla vigilia dei Morti i bambini andavano di casa in casa per ricevere in dono fave, castagne bollite e fichi secchi. Il banchetto di Ognissanti era un’usanza registrata in molte zone: quando arrivano in casa, i defunti devono trovare anche cibo e ristoro.”
Non c’è da inventare nulla insomma – afferma Roberto Bazzanella – ma c’è semmai da recuperare identità .
Nelle nostre valli quasi tutte le antiche usanze per la Vigilia dei Santi, per i Santi e i Morti purtroppo sono andate dimenticate: le rape, e poi le zucche, svuotate e con incisi simboli cristiani e illuminate a significare il ricordo dei defunti, i biscotti dolci o le “tronde” date ai bambini che il 1° o 2 novembre giravano di casa in casa chiedendo i dolcetti, la “cìna” preparata con gli avanzi del pranzo da offrire ai morti sull’uscio di casa la sera del 1° e la sera del 2 novembre, l’ “acqua dei morti” da mettere sempre all’uscio in quelle sere, pena il ritrovarsi le anime inquiete dei morti a richiamare in casa chi non aveva posto il dovuto ristoro pizzicandolo e tirandolo “pà r i pèi”…
Insomma, le nostre tradizioni sono molto più ricche dei rimaneggiamenti commerciali e horror che ci arrivano da lontano e che non sono nostri.