von fpm 17.09.2024 18:00 Uhr

L’altro “Trentino” (4)

Nella provincia di Trento troviamo, anche se in proporzioni minori, le stesse etnie presenti in Südtirol. Vediamo quali sono state e quali sono le scelte soprattutto politiche.

Foto web, elab grafica fpm

La difesa dell’etnìa tedesca, in una valle romanza, non fu sempre pacifica. Per iniziativa del sacerdote Franz Mitterer e di suoi collaboratori, i quattro Comuni (Unsere liebe Frau im Walde, St. Felix, Laurein e Proveis) ebbero, ancor prima del 1880, asili d’infanzia tedeschi e ciò contribuì a salvarli dall’italianizzazione; fu in conseguenza di questa iniziativa che, nel 1880, fu fondato a Vienna il “Wiener deutscher Schulverein” (Associazione viennese per la Scuola tedesca). Nei primi anni del secolo, ancora un sacerdote dei quattro Comuni trentini indisse una serrata totale contro il capitale della borghesia italiana che avrebbe finito con l’impadronirsi dei terreni, e fu costituita una filiale della Cassa tirolese Reiffesen ed una “Società cooperativa di consumo” che provvedeva agli acquisti all’ingrosso presso commercianti tedeschi. Gli ambienti tricolori davano comunque molto prossima la resa all’italiano: il linguista Carlo Salvioni (I dialetti alpini d’Italia, in “La Lettura” n° 8, 1900) indicava Laurein come ormai italianizzato. Durante il fascismo, i quattro Comuni persero la loro tradizionale autonomia: Unsere liebe Frau im Walde, e St. Felix, divennero frazioni del Comune di Fondo; Laurein e Proveis furono aggregati a Rumo, subendo così un pesante processo di italianizzazione.

Gli accordi intervenuti fra il governo italiano ed il governo austriaco (Allegato IV al Trattato di Pace, detto anche “accordo Degasperi – Gruber”) prevedevano all’art. 1 la tutela degli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bozen e quelli dei vicini Comuni bilingui della provincia di Trento; tali furono doverosamente ritenuti dalla L. Cost. 26 febbraio 1948, n” 5 (Statuto speciale per il Trentino-Südtirol, art. 3, 2″ comma) i quattro ex-Comuni della Nonsberg – Val de Non, i quali ripresero così la loro autonomia e rientrarono nella provincia di Bozen. Ancora in Nonsberg-Val de Non, conviene ricordare Tret, frazione di Fondo adiacente a St. Felix, e quindi al confine tra le due province. E sede abitata relativamente recente, conseguenza (sembra) della colonizzazione medioevale da parte di contadini tedeschi del monte Argadara, sollecitata dai monaci agostiniani dell’Ospizio di Senale.

Tret è corruzione di voce tedesca che significa “pascolo”. Nel 1909 la “Tiroler Volksbund” iniziò a Tret corsi liberi di tedesco. Immigrazioni tedesche nella Nonsbereg-Val de Non sono provate dal cognome “Caneppele” che deriva da knappe, cioè, minatore (in trentino, canòpo). Pare che anche nella giurisdizione di Sporo ed in quella di Castelfondo si lavorasse in miniere di ferro e di piombo. Le miniere aurifere di Tassullo, che sembra dessero prodotti abbastanza remunerativi, sono ricordate in documenti del secolo XIV.

Nella parlata ladina nònesa esistono prestiti lessicali germanici (nei mestieri: binder, bottaio; tischler, legnaiolo; schlosser, chiavaio; kutscher, cocchiere; giarbar, conciapelli; kizner, da kindsdienerinn, custode di bambini; poi: schnall, saliscendi, e alcuni nomi di cibi), dovuti con ogni probabilità ai canòpi, analogamente a quanto è avvenuto in Val Primiero. (continua)

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