von mas 05.10.2024 18:30 Uhr

Un libro al mese: I ladini fra tedeschi e italiani – 1°

Il libro di Luciana Palla propone un affascinante percorso storico ampiamente documentato degli ultimi 100 anni della piccola comunità ladina di Livinallongo/Fodom, appartenente alla monarchia asburgica fino al 1918. Il problema dell’identità negata è alla base di questo secolo di storia, fino all’oggi. Ecco il primo estratto: La prima guerra e il passaggio dall’Austria all’Italia: “La gente non sapeva che per ottenere 100 bisognava denunciare 200. Non si sapeva ancora quale era il sistema italiano…”

Particolare della copertina del libro di Luciana Palla

La prima guerra è senz’altro l’avvenimento più tragico successo al comune di Fodom: il paese venne quasi completamente distrutto, e la gente dovette andarsene, profuga, o verso l’Austria o verso l’Italia, condividendo il perpetuo dramma delle popolazioni scacciate dai propri territori sconvolti da combattimenti .

E poi ci fu il problema della ricostruzione. La gente tornò in un paese distrutto e soprattutto nel primo inverno 1918/1919 dovette dormire in ricoveri improvvisati, soffrendo fame, freddo, e in più c’era la spagnola che dilatava. Ecco come il capocomune descriveva al commissario civile di Ampezzo la situazione di Fodom al 30 maggio 1919:

Qui nulla è da raccogliere sino al prossimo autunno, nulla nessuno ha da vendere, né bestiame né altro, non è neppure la possibilità di poter guadagnarsi qualche quattrino col lavoro perché tutti sono occupati nel ridurre le campagne tanto devastate ed altri lavori (…). La guerra ha qui livellato ogni cosa, riducendo tutti nelle medesime condizioni, tutti sono poveri anche quelli che prima della guerra erano benestanti”.

  • Livinallongo-Buchenstein agli inizi del Novecento.

Si era passati nel frattempo sotto l’Italia e la difficoltà era di far capire alle nuove autorità i propri bisogni immediati, anche i più semplici, come il tipo di sementi adatte, il materiale da costruzione, la necessità di operai capaci… E poi i danni di guerra vennero pagati poco e male perché – come diceva Emilio Sief in una sua testimonianza: “La gente non sapeva che per ottenere 100 bisognava denunciare 200. Non si sapeva ancora quale era il sistema italiano…”.

Sotto il fascismo non venne inoltre rispettata la propria peculiarità ladina, i propri usi e tradizioni, e ciò provocò ulteriori danni sia economici che morali: cresceva di conseguenza la nostalgia per la vecchia monarchia asburgica.

Nel mentre l’amministrazione fascista cominciava ad intravvedere un futuro turistico per la valle che si trovava lungo la Grande Strada delle Dolomiti, non si pensava ad alleviare le condizioni sociali della popolazione.

 

  • La Ladinia dolomitica sotto il fascismo viene divisa in tre province e due regioni. Bandiera ladina bianca, azzurra e verde.

Pesante era a quei tempi la situazione sanitaria del comune, come si evince dalle parole di un testimone, Benigno Pellegrini:

Non c’erano medicine; dal dottore si andava quando si era sull’orlo della fossa, perché costava. Assistenza non ce n’era. Ne è andata in rovina di gente che ha dovuto vendersi anche la casa per pagarsi l’ospedale. Il comune aiutava solo quelli che erano sull’elenco dei poveri, quelli che mancavano di tutto. Gli altri dovevano arrangiarsi e c’era veramente chi si trovava in condizioni disperate. E lì c’erano speculatori, perché c’era anche allora chi aveva soldi; man mano che li ricevevano li mettevano via, non li spendevano […] e quando uno era con l’acqua alla gola, rilevavano la sua roba per poco o niente, e quando uno si trovava in queste circostanze doveva svendere quello che aveva […]. Dovevi pagarti le medicine […]. Questo era proprio grave. Famiglie con tanti bambini che hanno sempre qualcosa in inverno, nelle stue caldissime e il resto della casa tutto freddo […]”.

Il libro “I Ladini fra tedeschi e italiani” propone un affascinante percorso storico ampiamente documentato degli ultimi 100 anni della piccola comunità ladina di Livinallongo/Fodom, appartenente alla monarchia asburgica fino al 1918. Era l’ultimo paese tirolese sul confine con il Veneto, annesso all’Italia con la fine della prima guerra; inserito nella provincia di Belluno nel 1923, avrà di conseguenza un destino politico diverso rispetto alle altre valli ladine dolomitiche (Badia, Gardena Fassa) che si trovano nella regione autonoma Trentino Südtirol. Il problema dell’identità negata sarà alla base di questo secolo di storia, fino all’oggi.

La ricerca storica che Luciana Palla propone ricostruisce le scelte, le illusioni, le speranze, le strumentalizzazioni politiche in cui incorre la comunità di Fodom, insieme alle altre valli ladine ex tirolesi, attraverso gli eventi così traumatici della prima metà del Novecento: prima guerra, fascismo, trattato italo-tedesco delle opzioni del 1939, seconda guerra ecc. Dal 1948 in poi la “questione ladina” si ripresenta puntualmente, con sfaccettature varie, spesso con irruenza, in un clima politico-culturale che via via muta, ed è ancora oggi particolarmente attuale, fonte di discussioni e di polemiche nel Bellunese e nel Veneto, soprattutto dopo il referendum tenutosi il 27 ottobre 2007 a Livinallongo, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo per ottenere il passaggio di questi tre comuni ladini alla provincia di Bolzano.

 

Luciana Palla, nata a Livinallongo, laureata in filosofia e in storia, ha svolto un’intensa attività di ricerca sulla storia delle valli ladine nel Novecento.  I lettori di UT24 la conoscono anche per il suo libro dedicato ai soldati tirolesi (in particolare primierotti) imprigionati a Isernia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e per  “Profughi tra storia e memorie” che abbiamo presentato qualche mese fa.

“I Ladini fra tedeschi e italiani” può essere richiesto direttamente  all’autrice, tramite i seguenti contatti:  lcnpalla@mail.com  – 339 / 3781322.  La dottoressa Palla è a disposizione per presentare sul territorio questo e gli altri suoi libri.

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