Musei del Tirolo: Fare memoria
Non è un museo, o per lo meno, non nella forma a cui siamo abituati. Ma come un museo conserva opere d’arte, conserva memoria, conserva identità e radici. Â
Nei giorni scorsi siamo stati a Lienz, il capoluogo dell’Osttirol. Nella nostra visita (veloce ma intensa) alla città , non abbiamo potuto dimenticare la Kriegergedächtniskapelle Albin Egger-Lienz, situata presso il cimitero della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea.
La cappella dedicata ai caduti di guerra è chiusa da due porte inferriate, ma è possibile ottenerne la chiave all’adiacente Kirchenwirt, che la mette volentieri a disposizione dei visitatori interessati.
Gli affreschi (unica opera di questo genere del pittore tirolese) di Albin Egger-Lienz ancora oggi colpiscono e scolvolgono. A lungo sono considerati “sconvenienti” dalla Chiesa, in particolare la raffigurazione del Cristo Risorto, così poco divino ma così terribilmente umano; al punto che, nella cappella, non fu possibile celebrare cerimonie religiose da praticamente subito dopo l’inaugurazione (che avvenne nel settembre 1925, mentre il decreto di interdizione papale è del maggio 1926) fino agli anni Ottanta.
Ma fa riflettere anche l’immagine dei soldati senza nome (i Namenlosen) che corrono verso il loro destino, piegati quasi fino a terra, raccontando di una guerra disperata, caduta addosso soprattutto agli ultimi, ai silenziosi, agli innumerevoli… allora come oggi. Ai loro piedi si trova la tomba di Albin Egger-Lienz.
Da un lato e dall’altro della cappella, sotto le due lunghe ali del portico intonacato di bianco, si trovano i nomi dei caduti (a quelli della Prima Guerra, negli anni fra il 1950 e il 1962, si sono aggiunti anche quelli della Seconda)
Le semplici tavolette di terracotta, una serie per ogni paese – compresi quelli staccati dal Bezirk Lienz con la spaccatura del Tirolo e l’assegnazione della sua parte meridionale al Regno d’Italia – riportano incisi decine e decine di nomi. Fra di esse, una risalta in modo particolare: quella che ricorda Sepp Innerkofler.
Ecco, un simile “memoriale” – magari integrato, visti i tempi moderni e tecnologici, con alcuni totem digitali con l’anagrafe completa di dati, luoghi, informazioni, consultabile sul posto – è quello che ci piacerebbe veder realizzato qui in provincia di Trento. In un luogo centrale, accessibile a tutti, visitabile come un museo ma aperto come un libero spazio della memoria e dell’identità . Tutto il contrario, quindi, di quanto si progetta di istallare nell’Ossario “di regime” di Castel Dante a Rovereto.