von fe 16.08.2019 17:00 Uhr

Garibaldi a Bezzecca: una vittoria austriaca?

Una storia tutta da raccontare, con serietà e senza influenze negative “ad hoc”.

Bezzecca, 21 luglio 1866: il corpo di volontari di Giuseppe Garibaldi si scontra a Bezzecca con i volontari tirolesi (Schützen) e i soldati austriaci del generale Franz Kuhn von Kuhnenfeld - dipinto che illustra quella che sarà una vittoria austriaca.

di Everton Altmayer

Museo del Bergisel. In mezzo a tanti oggetti, troviamo anche la portantina con quale nel 1866 durante la Battaglia di Bezzecca veniva trasportato il già anziano “eroe dei due mondi”: Giuseppe Garibaldi. E’ un trofeo di guerra dei Tirolesi, conquistato dopo la fuga di Garibaldi e delle “camice rosse” dal Tirolo durante la famosa battaglia nella quale l’esercito austriaco, anche con l’aiuto di volontari locali – Bersaglieri o Schützen (come dir si voglia) delle valli di Ledro, Giudicarie e dintorni – sconfisse le truppe garibaldine.

E quindi il telegrama con il famoso – e sempre ribadito – “Obbedisco”, non sarebbe altro che un falso storico, creato ovviamente per giustificare la sconfitta?

  • Il telegrama con il famoso Obbedisco di Garibaldi. Un falso storico?

Vediamo i fatti. La portantina (in tedesco Tragsessel) si trova ancora oggi al Museo dei Kaiserjäger sul Bergisel ad Innsbruck. Una vecchia canzone popolare della Val di Ledro spiega chiaramente cosa pensavano i contadini e borghesi:

Co’ la pel de Garibaldi
Ne faren tanti tamburi
Tirolesi sté sicuri
Garibaldi no vem pu!

Ma anche i discendenti degli emigrati tirolesi arrivati in Brasile verso il 1875 cantano ancora vecchie canzoni in cui si parla di Giuseppe Garibaldi, del re italiano Vittorio Emanuele e dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe:

Garibaldi ‘l ga la rogna
Vittorio ‘l ga la grata
Francesco co la zapa
ghe rùa da gratar!

Garibaldi l’è in inferno
Vittorio ancor pu fondo
Francesco per el mondo
faremo encoronar!

—-

Noialtri austriachi portiamo la bareta
Fucile e baionetta del nostro imperator!
Se un giorno scoppiasse la guerra com l’Italia
A quella gran canaglia noi ghe daremo ben!
La nostra è gialla e nera, austriaca bandiera
Austriaca bandiera faremo sventolar!

  • Una medaglia austriaca del 1866 per la vittoria tirolese a Bezzecca con la frase “Meinem treuen Volke von Tirol” (“Al mio fedele popolo del Tirolo”).
  • Una medaglia austriaca del 1866 per la vittoria tirolese a Bezzecca con la frase “Meinem treuen Volke von Tirol” (“Al mio fedele popolo del Tirolo”).

Nel 1866 Garibaldi cercò di invadere il Tirolo Meridionale attraverso la Val di Ledro per arrivare fino a Trento. Tuttavia, come raccontano le cronache di quel periodo, non trovò ad attenderlo una popolazione contenta del suo arrivo. Anche i diari dei volontari garibaldini parlano di “vana effusione di sangue” e di “guerra disgraziatissima” riferendosi alla “Campagna in Tirolo” (non si parlava nemmeno di “Trentino”).

Le battaglie di Bezzecca furono due. La prima con l’esercito regolare Austriaco formato soprattutto da Cacciatori Imperiali (Kaiserjäger) e Artiglieria. La seconda con i Bersaglieri provinciali (Landesschützen) e si svolse il 21 luglio 1866. Il Landsturm Tirolese (volontari locali) fu mobilitato per la seconda battaglia, in pratica a guerra quasi finita perché l’esercito austriaco sconfisse il nemico e Garibaldi non riesce a conquistare il territorio invaso.

Nella prima battaglia furono sbaragliati ben quattro battaglioni italiani agli ordini del colonello Chiassi; le truppe del generale Franz Kuhn costrinsero Garibaldi a una precipitosa fuga fino a Tiarno di Sotto.

Ossia: vediamo i militari austriaci assieme ai volontari locali, i Bersaglieri (Schützen) e popolari. Austriaci di lingua italiana e tedesca del Tirolo contro le “camice rosse” di Garibaldi e le truppe del Regno d’Italia.

La popolazione locale non fornì nessun aiuto ai garibaldini, anzi, festeggiò i Cacciatori Imperiali (Kaiserjäger) e la vittoria austriaca. La portantina che trasportava Garibaldi, rimasta nelle mani dei Tirolesi, divenne subito un “trofeo di guerra” e si trova tuttora al Museo del Bergisel a Innsbruck.

Sempre al Bergisel, insieme alla portantina, è esposta una bandiera del Ducato di Toscana con la scritta “Morte ai tedeschi, viva l’Italia, viva Pio IX” che risale al 1848 e che fu poi utilizzata dai garibaldini. Anche la bandiera venne conquistata a Bezzecca: non si deve dimenticare che all’epoca, la cosa più nefasta che potesse accadere ad un reparto militare era quella di perdere una bandiera in battaglia.

  • La portantina di Garibaldi lasciata a Bezzecca ed esposta al Kaiserjägermuseum al Bergisel
  • La portantina di Garibaldi lasciata a Bezzecca durante la fuga delle camicie rosse.
  • La portantina di Garibaldi lasciata a Bezzecca durante la fuga delle camicie rosse.
  • La bandiera del Ducato di Toscana del 1848 con la scritta "Morte ai tedeschi " usata dai Garibaldini.

Le perdite italiane nella Val di Ledro sommarono di 121 morti, 451 feriti e 1080 prigioneri che in carovana, attraverso Riva, Mori e Rovereto arrivano fino a Trento.

  • Un militare austriaco con l’uniforme del 1866.

Una storia tutta da raccontare quindi, con serietà e senza le influenze negative “ad hoc” purtroppo ancora presenti in alcuni libri, eventi locali, documentari e musei sul “risorgimento” – un termine già per sè stesso esagerato dal punto di vista storico, visto che non è risorto nulla, ma si è creato il Regno d’Italia a partire dall’esperienza napoleonica.

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  1. br1
    19.07.2021

    Che per una lettura storica oggettiva si debba risiedere fuori dai confini, credo la dica lunga sul processo di “redenzione” cui è stato esposto un popolo.

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