Un libro al mese: La Pèca del Diavolo – 4°

L’Acqua del Tavarot era un racconto tramandato da generazioni e avvolto nel mistero che parlava di una sorgente nascosta capace di guarire corpo e spirito, ma che da tempo era caduta nell’oblio (…)  Attraversò sentieri scoscesi, passi incerti su tratturi tracciati dagli ungulati e rivoli d’acqua che gorgogliavano, testimoni del disgelo (…)
Dopo ore di cammino, giunse a un pianoro incorniciato da due frane antiche. Lì, due massi imponenti coperti da muschio e altre tracce di vegetazione, si ergevano accostati l’uno all’altro, formando un anfratto scuro e misterioso. Mentre si rifocillava, i suoi occhi si posarono sui due massi, cercando dettagli che potessero rivelargli qualcosa … Si avvicinò alla stretta fessura tra i due massi. Un soffio d’aria gelida gli sfiorò il viso. «Caspita,» pensò con un fremito d’eccitazione «questo è un buon segno». Rianimato, si rimise al lavoro con rinnovato vigore. La roccia, che fino a quel momento gli era apparsa muta e indecifrabile, cominciò a svelare il suo segreto: l’ingresso nascosto sembrava prendere forma sotto le sue mani (…)
Strisciando per pochi metri, si trovò all’interno di quella buia grotta da dove usciva quell’aria gelida. Il silenzio era assoluto, rotto solo dal suono dei suoi passi sulla pietra umida e dai rintocchi metallici delle gocce d’acqua che cadevano dalle stalattiti sopra di lui. Wild avanzava con cautela, la luce del frontalino illuminava le pareti scolpite, rivelando dettagli che sembravano raccontare una storia dimenticata. Ogni metro percorso aumentava la sua curiosità , ma anche il suo timore.
Dopo circa venti minuti di cammino, la galleria si aprì improvvisamente in una vasta cavità . Wild si fermò, trattenendo il fiato. La sala era immensa, il soffitto era così alto che la luce del frontalino non riusciva a raggiungerlo. Al centro, una grande vasca naturale sembrava brillare, alimentata da un rivolo d’acqua che scorreva da una parete vicina. L’acqua era limpida e rifletteva la luce della torcia come uno specchio, ma ciò che lo colpì maggiormente furono le incisioni sulle pareti della caverna: simboli simili a quello trovato all’esterno erano disposti intorno alla vasca. Alcuni erano familiari: spirali, croci intrecciate, altri erano completamente sconosciuti, intricati e misteriosi, sembravano appartenere a un’antica lingua, un misto di alfabeti runici e segni che richiamavano l’iconografia celtica. Ogni figura sembrava narrare una storia.
(…)
Una notte, con la luna piena a illuminare l’ultima neve fresca, Wild decise di partire. Preparò uno zaino essenziale: un po‘ di cibo, una borraccia vuota da riempire alla fonte, un quaderno e una penna per annotare i propri pensieri. Non lasciò messaggi né spiegazioni; era convinto che chi lo conosceva avrebbe capito. Immagini del suo passato – la baita, Roos, Lupin, le montagne che aveva amato – si susseguirono rapidamente, mescolandosi a visioni di sentieri inesplorati e orizzonti lontani. Non c’era paura, solo pace.
Prima di avviarsi verso l’ignoto, fece un gesto semplice ma carico di significato: prese il suo inseparabile alpenstock, l’amico fedele di tante escursioni, e lo piantò saldamente nella neve fresca davanti alla baita, orientato verso sud. Per Wild, il sud non era solo un punto cardinale; rappresentava il calore, la luce, e la direzione di un nuovo inizio. Sapeva che chi avesse visto quell’alpenstock avrebbe compreso che non si trattava di un abbandono, bensì di un viaggio scelto con consapevolezza. Era il suo saluto muto a Roos, alla comunità della valle e a chiunque avesse condiviso un pezzo del suo cammino.  La baita, avvolta in un silenzio surreale, sembrava vegliare sul bastone, come se fosse un monumento alla determinazione e al coraggio di Wild. La neve continuava a cadere, ma il bastone rimase ben saldo, la punta conficcata nel terreno gelato, l’impugnatura rivolta al cielo, quasi un ultimo dialogo tra l’uomo e la montagna
(…)
Qualche tempo dopo la scomparsa di Wild, Roos trovò una busta ingiallita nascosta sotto un sasso accanto al camino. Era chiusa con un sigillo di cera, un dettaglio che Wild usava raramente, riservandolo solo per ciò che considerava davvero importante. Con le mani tremanti, Roos aprì la lettera e cominciò a leggere.
„Cara Roos, se stai leggendo queste parole, significa che ho intrapreso il mio ultimo viaggio. Non è un addio, ma un passo verso una strada che sento di dover percorrere, un sentiero che mi chiama da troppo tempo. Ho piantato il mio alpenstock davanti alla baita perché sia un segno: non per ricordare la mia assenza, ma per invitare chiunque passi a cercare il proprio sud, il proprio senso …  Ricorda, Roos: anche quando sarò lontano, sarò sempre con te. Non nel corpo, ma nel vento che soffia tra le montagne, nel crepitio del fuoco, nel silenzio delle notti invernali. Ogni passo che farai sarà anche un mio passo. Se mai sentirai il bisogno di trovarmi, segui il sentiero fino alla sorgente. Forse non mi vedrai, ma ti sentirai più vicina a me. Lì, tra le rocce e l’acqua, troverai la pace che cerco anch’io. Ti amerò per sempre, Wild.“
„Non avrei mai pensato di arrivare a scrivere un libro – ci ha detto Renzo Franceschinel, vecchio amico dai tempi dei „Beatrich“ ed ora affezionato lettore di UT24 – ma tutto è nato quasi per caso, da uno sfogo pubblicato sul mio stato di WhatsApp dopo che la mia compagna se ne è andata. La scrittura di questo racconto è stata, in un certo senso, una forma di terapia per elaborare quella sofferenza, che in parte porto ancora con me.“
La Pèca (NdR: l’impronta) del Diavolo è qualcosa di misterioso e magico, che esiste davvero ma che è difficilissimo trovare. Wild Tors / Renzo Franceschinel ci porta con sè dentro la sua vita, nel suo cammino fra le montagne, fino ai luoghi più nascosti e segreti, talvolta completamente bui, talvolta luminosi … proprio come se ci accompagnasse, passo dopo passo, dentro la sua stessa anima. E‘ un libro da leggere seduti di fronte al fuoco del camino o sdraiati all’ombra di un larice, con davanti agli occhi le montagne più belle del mondo: quelle di casa.
„La Pèca del Diavolo“ si può trovare online (Youcanprint.it – Mondadori Store – Feltrinelli – IBS.it – Libraccio – Hoepli.it – Amazon), avendo cura di cercare il libro inserendo il titolo con l’accento corretto su Pèca. „Oppure – ci ha detto l’autore – direttamente da me, contattandomi tramite i canali social di Renzo Franceschinel, Wild Tors – Primör Dolomiti“. Ci permettiamo di suggerire ai lettori questa seconda soluzione, perchè così il libro arriverà impreziosito da dedica e autografo…






