Briciole di Memoria: Paolo, ucciso dai bolscevichi

Il Foglio Annunzi Legali inizia le sue pubblicazioni il 10 maggio 1919 quale supplemento al Bollettino Ufficiale del Governatorato di Trento, che dal settembre dello stesso anno diventa il Commissariato Generale per la Venezia Tridentina.
Oltre a editti e pubblicazioni ufficiali, sul FAL appaiono anche le informative sull’avviamento e sulla conclusione delle procedure di dichiarazione di morte: si tratta per la quasi totalità dei casi, di soldati dispersi sui vari scenari della guerra: dalla Galizia ai Balcani, dalla Romania al nostro fronte, quello tirolese. Le notizie pubblicate sono spesso scarne, talvolta invece – incrociandole con quelle contenute nei registri parrocchiali, in quelli dei curati da campo, nelle liste delle perdite oppure nell’Ehrenbuch – permettono di ricostruire quasi completamente “piccole storie” di morte e disperazione, minuscoli tasselli personali e familiari della grande tragedia collettiva che si abbattè sulla nostra Terra e su tutta l’Europa.
Ne raccontiamo qualcuna, con l’intento di contribuire, nel nostro piccolo, ad accendere qualche “lume di candela” sul nostro passato e sulla nostra storia. Oggi narriamo quella di Paolo Bertè di Chizzola; e pure quella di sua moglie Anna.
Paolo Bertè nasce a Chizzola di Ala il 4 gennaio 1889; è il figlio più piccolo di Bortolo e di Luigia Bortolotti „da Drena sul Archese„, nato dopo i fratelli Bortolo (secondo l’antica tradizione tirolese che dava al primogenito il nome del padre), Anna e Attilia. E‘ una famiglia di contadini quella di Paolo, ed anche lui, una volta diventato uomo, continua a lavorare la terra.
Nel gennaio 1913 Paolo si sposa con una sua coetanea di Mori e la porta a Chizzola: lei si chiama Anna, di cognome fa Petrolli, di mestiere la sigaraia. Un anno dopo, il 18 marzo 1914, nasce la loro unica figlia, che viene battezzata con i nomi di Nella Giuseppina Maria.
La primavera fa appena in tempo a diventare estate, e scoppia la guerra. Paolo viene richiamato subito, parte con i primi, ancora nel mese di agosto. Saluta Anna e la piccola Nella, e sale sul treno: arruolato nel secondo reggimento Tiroler Kaiserjäger, 11° compagnia, è destinato al fronte orientale. A casa arrivano lettere e cartoline, ognuna di esse fa crescere la nostalgia, ma anche la speranza. Passano lentissime le settimane, diventano mesi. Fino a che la Verlustliste 495 del 30 novembre 1916 racconta che Paolo è caduto in mano all’esercito russo, è in un campo di prigionia presso Kashin, nel distretto di Tver: 200 chilometri a nord di Mosca, è un paesone disperso nell’immensa campagna russa, che conta ben 29 chiese ortodosse. Qui la storia di Paolo si mescola a quella di tante altre storie di soldati austriaci di lingua italiana, sia tirolesi che del litorale che, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, si trovano di nuovo con addosso una divisa e con un’arma tra le mani, a combattere un’altra guerra, insieme alle truppe russe fedeli allo Zar.
E se la prima divisa in qualche modo lo ha protetto dall’artiglieria nemica, alla seconda divisa questo piccolo grande miracolo non riesce: il 6 marzo 1918 Paolo Bertè muore „ammazzato in Russia dai bolscevichi„.
Dal Foglio Annunzi Legali
Nell’edizione del Foglio Annunzi Legali pubblicata il 27 novembre 1920, appare l’annuncio dell’avviamento della procedura allo scopo della “dichiarazione di morte di Paolo Bertè fu Bortolo da Chizzola, nato il 4-1-1889, fu chiamato sotto le armi nell’agosto 1914 e mandato al fronte russo, venne fatto prigioniero. L’ultima di lui notizia la ebbe la moglie al 1-1-1918. A quanto a quest’ultima scrisse un certo Giuseppe Mayer, il Bertè dovrebbe essere stato ucciso dai bolscevichi il 6-3-1918.
(…) vieve avviata dietro istanza di Bertè Anna, moglie di Paolo ora dimorante in Rovereto, Borgo Sacco, la procedura allo scopo della dichiarazione di morte della suddetta persona mancante„
E Anna si risposa
Dopo che Paolo è stato dichiarato morto, nel giugno 1922 Anna – ufficialmente vedova – si risposa nella chiesa di Sacco. Il secondo marito si chiama Luigi Capuzzo: è un muratore nato a Quarto dei Mille e che „da qualche tempo dimora in questa parrocchia“ si legge nell’atto di matrimonio. Probabilmente lavora per il genio militare italiano o per una delle imprese edili impegnate nella ricostruzione dei nostri paesi devastati dalla guerra.
Un anno dopo, il 19 giugno 1923, nasce l’unico figlio di Anna e Luigi, che viene battezzato col nome di Italo. Il bimbo, suo malgrado testimone della distruzione e della „redenzione“ di tutto quello che era il nostro mondo, muore a soli tre anni.






