von fpm 15.04.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (7)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Foto web, elb grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao. Per quale ragione il Vescovo Nicolò di Bruna senti la necessità di avere per sé e per la diocesi uno stemma e un vessillo? E perché volle chiedere al suo amico, il re di Boemia, non uno stemma qualunque ma proprio quello di un principe di Boemia, anzi quello dello stesso suo patrono San Venceslao?

Era naturale che il Vescovo di Trento Nicolò alla ricerca di uno stemma non tanto per se stesso, poiché sicuramente un sigillo lo possedeva sia come decano del Capitolo della cattedrale di Olomucio sia come cancelliere del margravio Carlo di Lussemburgo e un altro ancora lo aveva come Vescovo, ma principalmente per il Principato abbia pensato alla sua patria e alla sua storia; e di questa storia a un personaggio di prima grandezza, San Venceslao, patrono della Boemia, il cui scudo non campeggiava più su nessuna bandiera neppure su quella dei re di Boemia. Quale stemma si confaceva meglio ad un Vescovo e ad una diocesi di quello consacrato alla memoria di un principe venerato come Santo e come martire della fede cattolica?  Come si vede il Vescovo Nicolò non chiedeva al re Giovanni una grazia o un privilegio di poca importanza: si trattava invece di un favore del tutto particolare che solo ad un amico veramente fedele e meritevole di tutta la riconoscenza si poteva concedere.

Il Vescovo Nicolò godeva di tutti i favori sia del giovane Conte del Tirolo, del quale era anche consigliere, sia del fratello del Conte, Carlo e del loro padre, come del resto si può rivelare dallo stesso diploma del 9 agosto 1339.

In esso il re Giovanni lo chiama suo amico carissimo e afferma che, guardando alla realtà dello stesso Signor Vescovo che egli verso di noi manifestò nel passato e manifesta nel presente, considerando inoltre assai attentamente che lo stesso Signor Vescovo per fedeltà e disposizione nel servizio Ci si mostrò talmente zelante che mai trovammo ne potemmo trovare in lui niente altro che quanto richiedono una vera fedeltà ed un affetto di vera devozione, giudicavamo di essere tenuti ad ascoltarlo ed esaudirlo nella sua richiesta mossi dal debito di una speciale riconoscenza. (continua)

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite