von mas 10.04.2025 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: Franz Hertl, „sparito“ in prigionia

La storia di Franz Hertl, falegname moravo sposato a Tiers, morto in prigionia italiana a guerra finita, lasciando la moglie e sette figlie piccole

Tiers e Cornigliano (Elaborazione UT24 - Immagini da Wikipedia - Di Klaus D. Peter, Wiehl, Germany -Opera propria, CC BY 3.0 de,

Il Foglio Annunzi Legali inizia le sue pubblicazioni il 10 maggio 1919 quale supplemento al Bollettino Ufficiale del Governatorato di Trento, che dal settembre dello stesso anno diventa il Commissariato Generale per la Venezia Tridentina.

Oltre a editti e pubblicazioni ufficiali, sul FAL appaiono anche le informative sull’avviamento e sulla conclusione delle procedure di dichiarazione di morte: si tratta per la quasi totalità dei casi, di soldati dispersi sui vari scenari della guerra: dalla Galizia ai Balcani, dalla Romania al nostro fronte, quello tirolese. Le notizie pubblicate sono spesso scarne, talvolta invece – incrociandole con quelle contenute nei registri parrocchiali, in quelli dei curati da campo, nelle liste delle perdite oppure nell’Ehrenbuch – permettono di ricostruire quasi completamente “piccole storie” di morte e disperazione, minuscoli tasselli personali e familiari della grande tragedia collettiva che si abbattè sulla nostra Terra e su tutta l’Europa.

Ne raccontiamo qualcuna, con l’intento di contribuire, nel nostro piccolo, ad accendere qualche “lume di candela” sul nostro passato e sulla nostra storia. Oggi narriamo quella di Franz Hertl di Tiers

Franz Hertl, dalla Moravia al Rosengarten

Franz Hertl nasce il 29 ottobre del 1880 a Mährisch Langenlutsch, un paese della Moravia che oggi si chiama Dlouha Loučka. Poi, per motivi che non conosciamo, si trasferisce in Tirolo: ventisettenne lo troviamo a Tiers, ai piedi del Rosergarten, dove fa il falegname e dove, nel 1907, sposa la ventiduenne Rosa Aichner.

In undici anni di matrimonio, a Franz e Rosa nascono ben sette figlie femmine: Viktoria nel 1909, Rosa nel 1910, Theresa nel 1912, le gemelle Mathilde Paula e Paula Mathilde nel 1913, Maria nel 1915 e Josefa nel 1918.  Nel frattempo, fra il battesimo di Maria (il 29 gennaio 1915)  e quello di Josefa (il 20 aprile 1918), è successo di tutto: la guerra, scoppiata l’anno prima, è ora arrivata anche sulla porta di casa; ai tanti richiamati (e caduti) ai confini orientali, fra Galizia e Serbia, ora si aggiungono anche gli uomini che partono volontari per difendere la Heimat, minacciata dal Regio Esercito italiano.

Con gli Standschützen del Bataillon Welschnofen parte anche Franz.  La prima destinazione è in Val di Fiemme, dove il battaglione resta fino al novembre 1917; da gennaio 1918 viene poi trasferito nel settore del Tonale, dove rimane fino alla fine della guerra, senza cedere neanche un centimetro di Heimat al nemico.  

E poi arriva l“armistizio „variabile“ del 3 novembre, quando i nostri soldati convinti che la guerra sia finita prendono la via di casa per  mentre gli italiani sembra che il conflitto stia cominciando proprio allora, come racconta anche Oswald Kaufmann nel suo „Cronache di guerra“  („Al mattino successivo, 3 novembre 1918, alle cinque, arrivò per telefono il dispaccio: Armistizio! Udita la notizia, tutti si sono alzani in piedi e hanno cominciato a ballare e a suonare con gli strumenti. La  nostra gioia era infinita. Finalmente, dopo cinque anni, la guerra era terminata. Poco dopo, però, è arrivata una nuova comunicazione: gli italiani avevano inizato sul Tonale l’offensiva e se riuscivano a sfondare noi venivamo fatti prigionieri…)

A guerra ormai finita, i nostri soldati cadono prigionieri a decine, a centinaia. Fra il Tonale e Malè vengono disarmati, incolonnati ed avviati verso sud.  Sono prima ammassati nei campi di prigionia di Brescia, di Castenedolo e Ponte San Marco, senza cibo, senza coperte, senza tende… e poi avviati alle loro destinazioni definitive.  Molti di quelli che avevano gioito alla notizia dell’armistizio, pensando di poter tornare a casa dalle loro famiglie, non le rivredranno mai più.  Fra questi c’è anche Franz, che muore il 30 dicembre 1918 all’ospedale militare di Cornigliano, un quartiere di Genova.

 

Dal Foglio Annunzi Legali

Nell’edizione del Foglio Annunzi Legali pubblicata il  30 ottobre 1920, appare l’annuncio in due lingue dell’avviamento della procedura allo scopo della “dichiarazione di morte di Francesco / Franz Hertl, figlio di Floriano e Vittoria Demì nato a Langenlutsch presso Mährisch Trubau ai 29 ottobre 1880, ammogliato, falegname a Tiers, il quale il 19 maggio 1915 si presentò ai tiratori di Welschnofen, al crollo del Novembre 1918 fu fatto prigioniero dagli italiani e da allora è scomparso  (…) viene avviata dietro domanda di Rosa Hertl nata Aichner a Tiers la procedura per la dichiarazione di morte, diffidando ognuno di dare al Giudizio o al curatore, Dott. Gustavo Richter avvocato a Bolzano, in quale contemporaneamente è nominato difensore del vincolo matrimoniale, notizie del disperso“

Rosa e le sette figlie

La guerra è finita, ma Franz non è tornato a casa. In qualche modo in paese arriva la notizia della sua morte, troviamo infatti un’annotazione nei registri parrocchiali: morto da prigioniero di guerra nell’ospedale militare di Coronata“ (quartiere di Genova, parte di Cornigliano), al 30/12/1918.  La morte di Franz è confermata anche dall‘ „Elenco dei militari appartenenti all’esercito austro-ungarico, bulgaro, germanico e turco, caduti e raccolti sul campo dalle truppe italiane nella guerra 1915-1918 oppure deceduti durante la prigionia di guerra in Italia“  – pieno di strafalcioni e di  errori di trascrizione ma talvolta abbastanza attendibile; al numero 1306 troviamo il „Soldato Hertl Franz di Floriano, nato a Langenfeld nel 1877, morto il 30.12.1918 nell’ospedale militare di Cornigliano Ligure). Secondo il Tiroler Ehrenbuch, Franz invece è „disperso in prigionia italiana a Brescia“.

Dove e come effettivamente sia morto suo marito, non cambia molto per Rosa, da sola a Tiers con sette bambine, la più grande di nove anni, la più piccola di dieci mesi…  Dopo  aver ottenuto l’ufficialità della morte di Franz e del conseguente scioglimento del suo primo matrimonio, il 7 novembre 1921 Rosa sposa il lavoratore giornaliero Robert Wischatta,  originario di Matrei, di dodici anni più giovane di lei; cinque mesi dopo, il 17 aprile 1922, nasce Theodor, il loro unico figlio.

Cosa quasi incredibile per quei tempi, tutti gli otto figli di Rosa raggiungono l’età adulta, fra il 1937 ed il 1952 si sposano, hanno figli a loro volta; sopravvivono anche al fascismo ed alla tragedia delle opzioni: Viktoria e Paula, che probabilmente si sono trasferite nel Reich perdendo così la cittadinanza italiana, la riacquistano nel 1948 (come da annotazione nel registro parrocchiale).  Rosa fa in tempo a vedere tutto questo, prima di spegnersi a settant’anni nel 1955.

 

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