von mas 29.03.2025 18:30 Uhr

Un libro al mese: Le rovine della guerra 5°

Trentini! L’Austria debellata, seonfitta, sfasciata, ha lasciato dietro a sè, per causa della guerra da essa scatenata, una scia di devastazioni, di miserie, di dolori. Occorrono aiuti: date affinchè la nazione intera comprenda che il sangue degli eroi non fu sparso invano, e che vogliamo renderci degni della nazione che ci ha redenti...“ – Nel giugno 1919, Ottone Brentari terminò di scrivere la relazione dell’inchiesta compiuta per incarico della Lega Nazionale Italiana di Milano“ „sulle condizioni materiali e morali  della fascia di guerra nel Trentino liberato e massacrato“.  E‘ un testo quanto mai „illuminante“ (NdR: sic!!): oggi pubblichiamo pubblichiamo l’ultimo stralcio

Praso alla fine della guerra (Foto Archivi storici PAT)

La fascia di guerra... continua

Le Valli del Leno

Sino dal princ1pl0 della guerra i nostri occuparono gran parte della Vallarsa; il 4 giugno 1915 erano già giunti a Valmorbia e Mattassone; e quindi giunsero al Ponte di San Colombano, presso il quale successero poi vari piccoli scontri; ed avanzarono pure in Terragnolo e sui monti che dal Pasubio per il Colsanto scendono fra le due valli. In seguito alla grande offensiva austriaca del 1916, tali conquiste dovettero in gran parte venir abbandonate; ma il Pasubio resistette; resistette il Passo di Buole, che unisce la Vallarsa colla Val d’Adige: durante la nostra controffensiva i terrenr per poco abbandonati furono di nuovo occupati; e fu appunto allora che Cesare Battisti e Fabio Filzi s’avviarono (10 luglio 1916) alla lotta, alla prigionìa, al‘ martirio, alla gloria, all’immortalità. Con tutto questo andare e venire di truppe combattenti, quei paeselli, passando di mano in mano, e restando per tre anui sotto i colpi delle opposte artiglierie, furono ridotti a cumuli di macerie.

Gli abitanti della Vallarsa vennero fatti sgombrare sino dai primi giorni della guerra; quelli a valle verso l’Austria, quelli a monte verso il Regno. Ora sono ritornati quasi tutti e non trovano più nulla! Loro ricchezza erano i boschi, tutti rovinati, ed i pascoli, ora deserti e sconvolti.•Se da Rovereto si va ad Albaredo, si trova un mucchio di rovine; ed altrettanto si vedrà giù a sinistra ai Lombardi ed al Sich, e di là del torrente (nel comune di Trambileno) al Toldo, ai Moscheri, ai Lesi, ai Clochi, a Pozza, a Bocaldo, a Vanza, a Pozzacchio, raso al suolo, coi morti sepolti sotto le rovine. E poi proseguendo su per la valle troveremo nelle stesse condizioni i paeselli di Foppiano, ZaneUi, Mattassone, Aste, Riva, Bruni; e così Staineri e S. Anna; e così, passato il Leno, gli Anghebeni, i fochesi, Corte, Raossi (sede del comune, posta, ospedale) e Chiesa. In più d’uno di qilei paeselli non non c’è in piedi nemmeno una casa, ed in quelle baracche, talune delle quali furono negli ultimi giorni scoperchiate dall’uragano, e fra quelle rovine, che di recente furono ricoperte dalla neve, si nasce, si vive, si muore. È uno spettacolo che stringe il cuore!

 

Valle dell‘ Astico.
Al giudizio distrettuale di Levico appartengono due paeselli in fondo .alla valle dell‘ Astico, sulla sinistra del torrente, ai piedi del ciglione che sostiene l’altopiano di Lavarone e Luserna; Casotto e Pedemonte, detto. anche Brancafora . I due paeselli,
dai quali gli abitanti furono cacciati dalle artiglierie sin dai primi giorni di guerra, furono saccheggiati, abbruciati, distrutti, ed anch’essi, fuori delle principali vie di comunicazione, sono troppo abbandonati!

Folgaria, Lavarone, Luserna
L’altopiano di Folgaria, Lavarone, Luserna formava il trampolino da cui l’esercito austriaco tentò lo slancio per la sua grande offensiva del 1916; e quel trampolino era tutto munito di forti, destinati in gran parte a servire più di offesa che di difesa.
Folgaria  fu evacuato il 24 maggio da tutti gli abitanti, ai quali si concessero cinque ore di tempo ed il permesso di portare con sè non più di cinque chilogrammi di roba; il 25 cominciò il saccheggio del paese, che restò poi sempre occupato dagli Austriaci, che devastarono campagne e boschi. Delle case, 8 furono rase al suolo, 35 rese inabitabili, 1100 danneggiate, ma abitabili; e naturalmente tutte vuotate di quanto era asportabile. I 1660 bovini sono ridotti a 100, i 1500 ovini a 150.
Lavarone: Dei 22 villaggetti che lo compongono sono rovinati specialmente quelli di Longhi, Gaspari, Masetti, Lenzi, Magrè, Slangenaufi e Bertoldi, specialmente perchè, tolte dalla soldataglia le travature e lasciati cadere i tetti, le case restarono per tre inverni sotto Ja neve e la pioggia. Tutti i villaggetti furono fatti evacuare dal 24 maggio al primo giugno 1915, nel qual giorno cominciò il saccheggio, che continuò sino a che ci fu qualche cosa da portar via. gli abitanti che erano stati trasportati nell’Austria Superiore, ritornarono quasi tutti, tranne pochi ancora trattenuti a Trento nella Colonia Profughi nella Caserma Perini.
Luserna, più esposta ai colpi delle artiglierie, è tutta una rovina.

Valsugana
Col nostro giro traverso la zona di guerra siamo arrivati alla desolatìssima Valsugana, che ha avuto da sola danni superiori al terzo di quelli complessivi di tutto il Trentino (non compreso l’Ampezzano). Conviene ricordare che sino dal principio della guerra, nel 1915, le truppe italiane avanzarono vittoriosamente nella Valsugana, e che nel 1916 erano giunte sino ai Masi di Novaledo a 25 chilometri ad est di Trento; in seguito ali‘ offensiva austriaca del 1916 dovettero ritirarsi sino verso il vecchio confine; avanzando poi ancora, poterono stabilirsi sulla linea del torrente Maso; ed in seguito al disastro di Caporetto abbandonarono tutta la Valsugana. I paesi di questa, e specialmente quelli della conca di Strigno, furono così presi e ripresi, restarono sotto il tiro delle opposte artiglierie, e furono più volte bombardati ed incendiati.

A Pergine dagli Austriaci fu completamente devastata la Filanda Gavazzi, che aveva la sola colpa di essere proprietà di un regnicolo. Nella borgata di Levico i danni non sono gravi ma si trova in essa, oltre a qualche casa rovinata, completamente distrutto il vecchio stabilimento bagni, divorato da un incendio appiccato dagli Austriaci prima dello loro partenza. Forse per punirlo di essere stato preferito dalla clientela italiana? O forse, come si assicura, per distruggere così i registri dell’amministrazione militare che vi era allogata, e liberarsi dal disturbo di fare il resoconto?  Gravissimi danni ebbe Caldonazzo, dove già prima del principio della guerra gli Austriaci fecero saltare colle mine case e molini. Danni si ebbero in seguito dal tiro delle artiglierie, che colpivano questo grande centro di rifornimento verso gli altipiani, col mezzo di potenti teleferiche.

A Strigno  … si vede che la realtà supera l’immaginazione. le mura cha ancora astento restano in piedi dovranno in gran parte venire abbattute, per ricostruire il paese su altro piano. Strigno era stata liberata il 15 agosto 1915,  ed in memoria dell’avvenimento l’l l novembre successivo, genetliaco del Re, sulla facciata del Municipio, ora diroccato, fu inaugurata con solennità un’artistica lapide, con questa inscrizione: IL 15 AGOSTO 1915 LA BRIGATA VENEZIA VITTORIOSAMENTE QUI ENTRANDO QUESTA TERRA ITALIANA REDENSE RICORRENDO IL 46° GENETLIACO DI SUA MAESTÀ IL RE VITTORIO EMANUELE IlI, DUCE SUPREMO DELL’ESERCITO LIBERATORE. IL MUNICIPIO VOLLE PERPETUATO NEL MARMO IL GRANDE MEMORABILE EVENTO.

Se da Strigno continueremo sulla yia verso Tesino giungeremo a Bieno. Il paese fu evacuato nel maggio del 1916, e,d i suoi abitanti furono trasportati nel Regno, e molti di essi a Milano. Il paesello è completamente rovinato, Nella parte alta di esso è l’edificio scolastico, costeuito nel 1911, colla spese di 160.000 corone. Esso è in piedi; ma gli Austriaci, che lo avevano trasformato in stalla, ne asportarono i serramenti ed i pavimenti. Nelle cantine dormono varie famiglie che non possono trovar posto nelle poche baracche. Dei Comuni della conca di Tesino, ebbero danni Pieve  e Cinte e quasi completamente distrutto è Castello

Primiero
I danni maggiori si ebbero nel Comune di Siròr, nel cui territorio gli Austriaci nella loro fuga al princìpio della gnerra distrussero completamente col fuoco tutti gli alberghi della celebre stazione alpino-climatica di San Martino di Castrozza. Gravissimi danni (durante i combattimenti che si svolsero sul Caoriol e sugli altri monti che dividono Fiemme da Primiero), nel territorio comunale di Canal San Bovo ebbe la frazione di Caoria

Fassa e Fiemme
Nella Valle di f assa, che non fu direttamente toccata dalla guerra, si ebbero danni nel Comune di Moena, nel cui territorio fu completa mente distrutta la stazione alpina di San Pellegrino, alla testata della Valle del Biois; e Canazei, ove cadde qualche granata italiana, ed ove fu danneggiata specialmente la frazione di Alba.  la Valle di Fiemme ebbe tutti i danni prodotti dalla dimora delle truppe austriache e germaniche. Per dare un esempio, lo stabilimento balneare di Cavelonte fu danneggiatissimo.

Comitato di assistenza...

Il Comitato finanziario generale di assistenza civile nel Trentino sorse a Trento su proposta della Legione Trentina e per volontà di un nucleo di cittadini  … Questo pose la sua sede nel palazzo Verdi,  elesse a presidente il capitano medico dott. Vittorio Stenico, e pubblicò il seguente appello:

Trentini! L’Austria debellata, seonfitta, sfasciata, ha lasciato dietro a sè, per causa della guerra da essa scatenata, una scia di devastazioni, di miserie, di dolori nella nostra terra. Le popolazioni della zona che da Ampezzo va fino oltre il Tonale sulla linea del vecchio confine che ci tagliava dalla madre patria, stendono supplichevoli le braccia chiedendo soccorso. Migliaia dei nostri conterranei tornano alle loro case dal confinamento, dall’internamento, dal carcere di cui fu prodigo il Governo austriaco a chi aveva cuore e anima italiana, e trovano le sole rovine delle loro case; e chi trova l’abitazione non trova nè mobili, nè suppellettili, nè panni. Occorrono aiuti: chi più presto li dà è come desse il doppio. Ora è il momento anche per voi, Trentini, di dimostrare l’amore alla vostra terra ed alla patria comune. Aiutate, date, affinchè il vostro obolo si aggiunga a quello generosamente largito da parecchie città consorelle e magnanimamente dalla nazione. Date affinchè la nazione intera comprenda che il sangue degli eroi non fu sparso invano, e che vogliamo renderci degni della nazione che ci ha redenti; date per i dolori, per le lagrime di tanti bimbi, di tanti vecchi privati di tutto; date per la memoria di tanti concittadini che offrirono la vita per la nostra redenzione.

  • Prezzo nel 1919 - Foto Archivi PAT

    Ottone Brentari, nato a Strigno nel 1852,  geografo e storico,  insegnante e giornalista fu un fervente irredentista; pare però che dopo la “redenzione” sia stato colpito da un tardivo quanto ormai inutile “semi-pentimento“. 

    Dopo aver dedicato la  nostra rubrica mensile al suo scritto „L’allegra agonia del Trentino“, proponiamo ora alcuni estratti da „Le rovine della guerra“ , un’articolata relazione redatta nella primavera del 1919, dopo aver  ispezionato in lungo e in largo la zona del fronte e  completato l’inchiesta affidatagli dalla Lega Nazionale.  

    Riteniamo sia una lettura davvero istruttiva e illuminante…  chi volesse leggere la pubblicazione in forma intregrale, può trovarla in diverse biblioteche della provincia; trattandosi di un libro ‚antico‘, solitamente non è possibile averlo in prestito, ma solo consultarlo sul posto.

     

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