L’Aquila, stemma di Trento e provincia (3)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao.
Dopo aver parlato della pergamena e dello stemma, vale la pena descrivere il sigillo che più di ogni altro elemento ci dà la certezza dell’autenticità del documento. Pende appeso alla pergamena con doppio cordoncino di seta bianco e rosso che sono i colori di Boemia. Il cordoncino è composto di 16 fili di seta ritorti di color rosso e di altrettanti di color bianco. Il sigillo di cera d’api è rotondo e misura 105 mm ed è stato danneggiato dai topi che ne hanno rosicchiato una grossa fetta con danno della figura nella parte posteriore del cavallo, al braccio destro del re e all’ultima parte dell’iscrizione. La cera dove è impressa la figura e l’iscrizione è di color nero lavagna. Occupa tutto il sigillo la figura del re Giovanni seduto in sella a un cavallo galoppante. Il re porta l’elmo o, meglio, la celata sormontata da due ali d’aquila; veste una lunga tunica sopra la maglia d’acciaio; è ben piantato in arcioni coi piedi nelle staffe. Con la mano sinistra sostiene lo scudo recante lo stemma di Boemia: quattro leoni rampanti.
Questo stemma è ripetuto molte volte sul sigillo e lo si vede infatti sul piccolo scudo che il cavallo reca sul petto; sulla bardatura dello stesso cavallo sia sul drappo che copre il collo e scende sulle zampe anteriori sia su quello che dalla groppa tende sulle zampe posteriori e infine sul rovescio del sigillo dove c’è impresso un piccolo sigillo di 28 mm di diametro che reca a sua volta uno scudo con i leoni rampanti sormontato da un elmo alato; attorno al piccolo sigillo gira un’iscrizione assai minuta che non si riesce però a leggere.
Come il re anche il cavallo ha la testa ornata da un paio d’ali. Causa il danno recato dai topi non è possibile capire quale arma brandisse il re nella mano destra: con ogni probabilità si tratta di una spada così come si può osservare sui sigilli analoghi. Attorno alla figura fra due righe zigrinate corre l’iscrizione Johannes Dei Gratia Rex Boemie Luc (Emburgensis Comes) … (continua)
