Briciole di Memoria: Una lettera dal passato

Corre il mese di marzo 1848. Non è una primavera tranquilla in Europa: correnti rivoluzionarie attraversano tutte le nazioni, ci sono disordini e moti in molte capitali. In Francia cade il Re Luigi Filippo e nasce la Seconda Repubblica; diversi stati germanici sono in subbuglio; a Praga, a Budapest, a Vienna, alle richieste politiche di maggiore autonomia amministrativa e culturale, si associano quelle di migliori condizioni sociali delle classi borghesi e operaie.
Parte dell’esercito austriaco, al comando del generale Radetzky, è di stanza nel Lombardo-Veneto. Dopo il 22 marzo, le truppe imperiali lasciano Milano per ritirarsi nel Quadrilatero, fra le città-fortezza di Mantova, Verona, Peschiera e Legnago. Riorganizzato l’esercito, a luglio Radetzky torna in campo, affronta e sconfigge i Piemontesi nella Battaglia di Custoza e il 6 agosto rientra trionfalmente a Milano.
Josef Pichler di Kalditsch
In quelle turbolente giornate, Josef Pichler, soldato austriaco originario di Kalditsch, una piccola frazione di Montan, si trova a Inzago, località lombarda ad est di Milano, quasi sulle rive dell’Adda. Ha ventisei anni, è figlio di contadini, Peter e Kreszenz. Ed è proprio al padre Peter che Josef indirizza una lettera della quale “preme la pronta consegna“
“Abbiamo avuto giornate dure – scrive Josef – abbiamo marciato senza sosta sotto la pioggia battente su strade veramente brutte, ed alla sera non avevamo dove acquartierarci, i nostri giacigli erano nelle stalle insieme agli asini (…) A Padova mi sono trovato per la prima volta di fronte al nemico, che gli studenti hanno cucinato per le feste gli ufficiali e così sono dovuti intervenire gli Jäger. Loro hanno provato a tirar fuori i coltelli, ma noi non siamo stati a guardare e abbiamo innestato le nostre baionette (…) ci sono stati dei morti, molti sono finiti in ospedale, ma nessuno dei nostri è stato ferito (…) Poi siamo marciati via da Padova e ora siamo poco lontani da Milano. Speriamo di non doverci fermare molto, che tutto in “Ithalian” è poco tranquillo, e non sappiamo che giorno ci rimetteremo in marcia“
Josef chiede poi al padre notizie del fratello “se è stato richiamato, che sappiamo bene che il 4° e il 3° battaglione vengono in “Ithalian” e vengono molto vicini a noi“. Ringrazia ancora i genitori che gli hanno spedito del denaro, e dice che spera di trovarli in buona salute, come del resto si trova lui, “grazie a Dio“.
Nell’accomiatarsi, rivolge un saluto particolare alla sorella Kreszenzia “dalla quale – si lamenta Josef – non ho ancora ricevuto nessuna lettera, e mi stringe il cuore per non aver ricevuto da lei nemmeno un saluto, allora la prego, se mi ama fraternamente, di scrivermi una lettera“.
E poi conclude firmandosi “il vostro devoto figlio, Josef Pichler“
Il "pro-pro-zio" Josef
Ma chi erano Peter e Kreszenz Pichler, genitori di Josef? Lo sa bene Elmar Thaler, ex Landeskommandant del Südtiroler Schützenbund e direttore di UT24 che, quando vede la lettera in vendita online, fa un salto sulla sedia e l’acquista subito. Una volta tenuta tra le mani, trascritta ed interpretata, cadono anche gli ultimi dubbi: sono i suoi trisnonni materni; quindi Josef un pro-prozio, fratello della sua bisnonna. Fanno tutti parte del suo albero genealogico, quello dipinto sulla parete e sull’avvolto dell’ingresso nella sua casa di Montan, quello di cui qualche anno fa avevamo raccontato un altro pezzetto ( M.A.R. – Luigia che nacque alla stazione). Andando a consultarlo, Elmar ha scoperto che il giovane soldato è sopravvissuto alle battaglie del 1848, è tornato a casa, si è sposato ed ha avuto 5 figli; di questo ramo della famiglia si perdono però le tracce attorno al 1940.
E così, per uno di quegli strani giri che fanno le storie di famiglia, per vie del tutto fortuite ed in parte ancora misteriose, la missiva di Josef Pichler è finalmente arrivata a Kalditsch – quasi due secoli dopo essere stata spedita con la preghiera di una “pronta consegna”. Possiamo veramente dire che è “una lettera dal passato”!
