Catina Pezzé Batesta e Bepi Felicetti Zompin: cercando storie, radici, identità
Caterina Pezzé Batesta e Giuseppe Felicetti Zompin, all’epoca della Prima Guerra Mondiale erano due ragazzi che vivevano a Moena. La loro storia merita attenzione, perchè rappresentativa di un evento che ha scosso e cambiato la vita della nostra Terra e dell’intera umanità. Una storia per lungo tempo caduta nell’oblio, come tante altre storie dei nostri nonni e bisnonni: un periodo doloroso che in qualche modo si era preferito accantonare in un angolo della memoria o chiudere nei vecchi bauli in soffitta. Anche perchè, per lungo tempo, ricordare – magari a voce alta – non era per niente facile, anzi, era pure piuttosto pericoloso. Poi gli anni passano, la vita cambia, e il nuovo che avanza talvolta non pare andare troppo d’accordo con la Storia, con le radici, con l’identità.
Per fortuna, non tutto è andato perduto, e questo grazie al lungo, paziente e non sempre facile lavoro di ricerca compiuto negli anni. Proprio di questo abbiamo parlato con Michele Simonetti Federspiel, appassionato storico e ricercatore, curatore fra l’altro della Mostra Permanente la Gran Vera di Moena, e di quella temporanea dedicata qualche anno fa agli Standschützen ed ospitata a suo tempo presso il Vidum di Ora.
Il testo teatrale, di cui autrice e regista è Ilaria Chiocchetti di Moena si basa soprattutto sull’intervista video a Giuseppe Felicetti Zompin conservata nell’Archivio della biblioteca dell’Istituto Culturale ladino e sui testi tratti dal “Piccolo diario di Caterina. 1912-1918: dalla pace alla grande guerra” diario scritto dalla stessa durante la guerra e pubblicato nel 1995 dal Grop Ladin da Moena.
Il “Piccolo diario” è stato curato appunto da Michele Simonetti Federspiel; pure il “racconto” di Giuseppe Felicetti Zompin fa parte di una serie di video interviste da lui realizzate a suo tempo con la televisione di allora ed in collaborazione con Umberto Bora. Un lungo lavoro di ricerca, fatta girando per le case aprendo cassetti e scatole di lettere e fotografie, parlando con le persone e riaccendendo i loro ricordi, raccogliendo così testimonianze vive e vere, sia orali che scritte. E’ stato l’inizio della ricostruzione della memoria storica del paese di Moena – ci dice Michele Simonetti Federspiel – e del recupero della memoria austroungarica negata e scomparsa.
Appuntamenti importanti quindi, perchè significativi e soprattuto preziosi, non solo per gli abitanti di Fassa ma per tutti i tirolesi. Non ci resta che invitare nuovamente ad essere presenti alla presentazione del libro ed alla messa in scena teatrale, per ascoltare, e – se necessario – per riscoprire e per riappropiarsi della propria storia e della propria identità.