L’altro “Trentino” (20)

Con la lingua, anche nuove idee di carattere generale si diffusero tra la popolazione locale non contrastante dal seguire le idee sociali e religiose dei minatori, considerati come gli artigiani più evoluti dell’epoca. Primör (Primiero) divenne un centro minerario di notevole importanza, sede di un giudice minerario (Berrichter) e del cosiddetto “palazzo delle miniere” (ufficio delle miniere). L’attività mineraria venne regolata da un apposito codice (XV secolo); Primör partecipò attivamente alla rivoluzione dei carnèri, dei contadini; come i confratelli canòpi di Pinè, delegati primierotti furono presenti all’assemblea di Meran indetta dal teorico del movimento, Michael Gaismayr, nel corso della quale furono anticipati di quasi tre secoli i principi della Rivoluzione francese.

I rivoltosi primierotti riuscirono a scacciare il feudatario Sigismondo Welsperg che si rifugiò nel castello di Telvana a Wurgen (Borgo Valsugana). Il fermento causò la repressione armata e una sorta di ostracismo da parte della confinante Repubblica Veneta nei confronti degli esuli, nonché l’improvvisa occupazione della valle da parte dei Feltrini che non volevano guai. Il patrimonio delle leggende è collegato alle saghe nordiche della “caccia selvaggia”, delle fate e delle streghe (guane, dive, smare) ed al mito dell’uomo selvaggio comune a tutto l’arco alpino (qui è il mazaròl che avrebbe insegnato le tecniche casearie).

Molto si è discusso sull’origine di queste “colonie” tedesche trentine; mentre i germanisti sostengono la tesi del substrato tedesco comune a buona parte del Trentino, gli studiosi italiani propendono per ritenerli il risultato di colonizzazioni isolate medioevali, inserite in un contesto originario romanzo che li avrebbe a poco a poco assorbiti.

Se questo può anche sembrare vero per i canòpi della Primör (Valle di Primiero), non sembra possa essere sostenibile una tale tesi generalizzata sempre per tutte le isole linguistiche tedesche del Trentino. (continua)