L’altro “Trentino” (17)
Nel XV secolo, assoggettata praticamente alla Repubblica di Venezia, si ebbe dal Doge riconosciuti vari privilegi, fra i quali la libertà di commercio ed autonomia totale e perpetua. Tramontato il dominio della Serenissima, Vielgreut (Folgaria) godette dei privilegi decretati per Rofreit (Rovereto) da Massimiliano d’Asburgo e riuscì vittoriosa contro le pretese feudali ereditate dai signori Trapp. Durante la I Guerra Mondiale, i monti dell’altipiano verso il confine con il Veneto furono teatro di accanite operazioni belliche con conseguenti distruzioni; nel periodo dell’occupazione nazista i luoghi furono interessati dall’azione di guerriglia delle brigate garibaldine “Martiri di Val Leogra”, “Pasubiana” e “Fortuna”. La parlata folgaretana alto-tedesca, anche qui chiamata slambròt, è ormai estinta; l’ultima comunità a perderla fu St. Sebastian (tra Vielgreut (Folgaria) e Lafraun o, in cimbro: Lavròu (Lavarone) dove ancora la si poteva udire all’inizio del nostro secolo.
A ricordo della presenza di genti germaniche rimane la fitta toponomastica tedesca (ad esempio sul versante sinistro dell’Astich (Astico) si trovano troviamo Prombis, Teler, Kulpach, Roteckele, Mittereck, Eck, Bisele, Stobant; ma alcuni masi furono completamente italianizzati; come Haslach, frazione di Vielgreut (Folgaria), rinominata Nosellari, l’assetto sparso delle dimore originarie e numerosi cognomi. La genesi di molte leggende va ricercata nell’area mitteleuropea, ed è ricordo dei coloni tedeschi: abbiamo la saga della “caccia selvaggia”, il bilmon (Wildmann, uomo selvatico), la trott (vecchia sdentata che impauriva le famiglie nelle case, nottetempo), il sabanèl (folletto che faceva perdere la strada nei boschi), la donna (strega buona) Berta, ancor oggi festeggiata e amata, ecc.
Come Lusern fu culturalmente bersagliata dagli irredentisti italiani per vincerne la resistenza tedesca, così Vilgereut (Folgaria) fu l’emblema della riscossa del morente germanesimo trentino: il “Deutscher Schulverein” e la “Tiroler Volksbund” avevano, nel 1910, costruito l’edificio per una scuola privata popolare tedesca, ma non si riuscì ad aprirla subito per gli ostacoli frapposti, relativamente all’obbligatoria istruzione religiosa, dal vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, notoriamente amico dei cattolici irredentisti.
Egli negò l’autorizzazione al curato di Lusern Primoth, pur resosi disponibile; si ripiegò allora su un corso bisettimanale di lingua per i ragazzi più grandicelli; la medesima associazione vi aveva pure aperto in quello stesso anno una “scuola di lavoro” ed un asilo infantile con refezione. (continua)