Un monito, dal passato al presente
Il comitato “KZ-Campo Isarco”, composto da varie organizzazioni e personalità locali, ha recentemente deposto una corona di fiori presso il cippo del campo di concentramento di Blumauin memoria di tutte le vittime delle dittature. Pochi monumenti in Sudtirolo rappresentano il totalitarismo e la guerra meglio di questo cippo, scolpito in semplice pietra dell’Eggental nel 2018, che reca l’ammonimento “Mai più fascismo, mai più guerra”.
Proprio l’esatto contrario di quanto, non con le parole ma con i fatti, poco più di 80 anni fa affermarono il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Benito Mussolini e il suo Segretario di Stato e Alto Commissario per il reinsediamento dei sudtirolesi nel Terzo Reich, Guido Buffarini-Guidi. Tra questi fatti, è possibile annoverare il campo di concentramento italiano “Campo di concentramento Prato d’Isarco”, allestito alla fine degli anni Trenta – subito dopo l’opzione dei sudtirolesi e l’invasione dei Paesi balcanici – sul sito dell‘ex birrificio di Blumau.
Il campo di concentramento di Blumau era in mano all’esercito e al famigerato prefetto Agostino Podestà. Prima di trasferirsi a Bolzano, egli aveva partecipato alla costruzione del campo di concentramento di Colfrito, vicino a Perugia, dove i prigionieri jugoslavi venivano picchiati a morte.
Tra il Capodanno 1941 e la fine del 1943, nel campo di concentramento di Blumau erano internati, in condizioni miserevoli, fra i 400 e i 3.000 slavi e greci oppositori del regime e prigionieri di guerra alleati provenienti dall’Inghilterra, dai Paesi del Commonwealth e dalla Russia
I prigionieri erano “utilizzati” nei lavori forzati per il completamento del tunnel del Virgl, nell’ampliamento della strada del Brenner e nella costruzione di quella per Völs am Schlern. Nelle sue memorie, un’ex recluta bolzanina dell’Avanguardia fascista conclude le sue osservazioni sui prigionieri, utilizzati per il lavoro forzato e insultati come “parassiti” e “infestati dai pidocchi”, con l’osservazione altamente sarcastica: “Veramente una bella iniziativa”.
Secondo le annotazioni del diario di un trentino di stanza a Blumau (era uno dei 66 cecchini del campo), i prigionieri croati, bosniaci, serbi e montenegrini. dppo alcune settimane di permanenza al campo, vennero condotti alla stazione ferroviaria di Blumau, caricati sui treni merci e trasportati in Germania.
Questi e altri eventi accaduti nel campo di concentramento fascista “Campo d’Isarco”. dopo essere stati insabbiati per decenni, sono stati illustrati dal pubblicista e storico Günther Rauch in due libri editi dal Südtiroler Heimatbund. I due volumi sono da tempo esauriti e quindi il Comitato – su proposta di Roland Lang, Obmann del SHB – ha deliberato la ristampa del primo libro.
Fermare l'adunata
Il Comitato ha inoltre espresso la sua grande preoccupazione e contrarietà in merito alla notizia, riportata dai media, che la “Sezione Alpini Bolzano” sta organizzando una grande “Adunata” nel capoluogo sudtirolese, in occasione del centenario dell’inaugurazione del Monumento alla Vittoria, il 12 giugno 2028. Il pretesto è che l’ANA, l’associazione nazionale alpini, è stata fondata nel medesimo giorno: un grande bluff, messo in piedi dal commissario straordinario, poi presidente dell’ANA (e successivamente del CAI), il fascista, successivamente antisemita, Angelo Manaresi e da Iginio De Cao, inviato a Bolzano per diventare presidente della sezione locale: lo scopo era fingere di essere sempre stati qui, di essere i “liberatori dal giogo austriaco e tedesco”.
Il retroterra culturale fascista da cui nacquero gli alpini a Bolzano è chiaramente riconoscibile nel discorso tenuto all’epoca dall’arcifascista Manaresi, con il quale egli chiedeva “il licenziamento di tutti gli insegnanti e dei sacerdoti tedeschi”, e dove proseguiva affermando che “ai bambini dell’Alto Adige deve essere inculcata un’anima italiana”; a tal fine,“devono essere ‘mescolati’ con i bambini italiani”.
Il Comitato si appella pertanto ai tutti i membri del Consiglio Provinciale e del Consiglio Comunale di Bolzano, che sentono di avere una coscienza democratica, affinché fermino questa assurdità parafascista. Gli alpini dovrebbero scegliere un altro giorno e un altro luogo per i loro festeggiamenti e non celebrare – con i soldi dei contribuenti sudtirolesi – l’inaugurazione di vergognosi monumenti fascisti.