Kaiser
“Il Re d’Italia mi ha dichiarato la guerra”, disse rivolgendosi a tutti e soprattutto ai suoi fedeli sostenitori tirolesi. “Un tradimento di cui la storia non conosce l’uguale, è stato commesso dall’Italia ai danni dei suoi alleati”, si legge nel proclama imperiale del 23 maggio 1915, allorché, dopo la firma del patto di Londra, l’Italia dichiarò guerra alla Doppelmonarchie (e nel 1916 pure alla Germania). Inutile ricordare che quel tradimento contribuì poi, al termine della Prima guerra, all’occupazione prima e all’annessione dopo dei territori tirolesi al Regno d’Italia. “I hob koane Wort mehr, um den Verrat zu verfluchn. Unser Kaiser hot so vü für unser Land und unsere Familien geton. Für ins isch des jetzt s’Ende. Bleibm’r olle zomm, mir Tirole, und holtn wenigstens unsare Identität, weil der Eindringa wia versuachn, ins zu zerstörn”. Così diceva mio nonno Móser alla moglie e ai figli piangendo ogni 21 novembre, commosso nei ricordi e quando io, piccolo, chiedevo raccontasse tutto quello che voleva ricordare, la sua voce faticava, i suoi occhi lucidi rivolgevano lo sguardo sul quadro appeso alla parete che raffigurava il volto dell’Imperatore e sussurrava: I tat gern noch Bregenz gian und denn noch Wien… Grande nonno.
Il nostro Kaiser si spense come una lampada che aveva consumato tutto l’olio e con lui uscì di scena l’idea stessa di un’epoca, di una Mitteleuropa pacifica, che credeva nel progresso e nei valori del positivismo. Aveva ricevuto il battesimo del fuoco nel 1848, sotto il Feldmaresciallo Radetzky, che aveva combattuto contro il nano Napoleone, e fece in tempo a scrutare il volo dei primi aerei militari, oltre a vedere tutte le straordinarie invenzioni della II rivoluzione industriale. “È accaduto infine l’inevitabile, che a lungo avevamo temuto”, fu scritto nell’annuncio di morte dell’Imperatore, spirato a 86 anni. Sotto il suo lungo Regno, l’Austria-Ungheria perse una guerra contro la Francia di Napoleone III e il Piemonte di Vittorio Emanuele II (1859), un’altra contro la Prussia di Bismarck e il Regno d’Italia, e con essa il primato nel mondo germanico; fu costruita la Ringstrasse, il lungo viale di circonvallazione di Vienna; fu deciso il compromesso con l’Ungheria nel 1867; venne espresso l’ultimo veto in un conclave, contro il cardinale Rampolla del Tindaro, filofrancese, nel 1903, ed infine scoppiò nel 1914 la prima guerra mondiale, che portò alla dissoluzione della Monarchia.
L’Imperatore amava la caccia ed il ballo, le musiche degli Strauss, il valzer. La sua sobrietà era leggendaria. La sua colazione, quasi sempre consumata in ufficio, consisteva in un piatto unico di carne e verdura, accompagnato da un boccale di birra bavarese. La notte l’Imperatore si accontentava di yogurt con pane integrale. Austero e frugale, Francesco Giuseppe indossava sempre la stessa uniforme militare, in coerenza con il suo spirito spartano e la sua concezione di Monarchia militare. Egli riceveva molte persone, detestando gli adulatori, parlando poco ed a bassa voce nelle varie lingue dei suoi domini. Francesco Giuseppe era un tradizionalista convinto. Non usò mai il telefono, pur facendo un ampio uso del telegrafo e, pare, solo una volta l’automobile!
L’Imperatore rimase sempre innamorato della sua Sissi. Quando cominciò a frequentare l’attrice Katharina Schratt, si scoprì che era stata la stessa Imperatrice a presentargliela. Elisabetta si era allontanata dal marito non desiderando altre gravidanze (ebbero un figlio e tre figlie). Anticonformista, lei si preoccupava per la serenità del marito. Francesco Giuseppe ammirava il talento di Katharina e rimase affascinato da una personalità tranquilla, assai differente da quella di Sissi dedita ai viaggi, al mare, all’equitazione, all’esercizio fisico, intollerante del protocollo della Corte viennese, eccentrica, malinconica, sensibile, ribelle come il cugino Re Ludwig II di Baviera, il protettore di Wagner, alla pari di molti Wittelsbach. nel nostro ricordo, lunga vita al Kaiser che rimane nei cuori di tutti i tirolesi.