Tradizioni: 27 Ottobre, l’ora la è vegnùda
27 de otobre 27. oktober 27 ottobre
El dì ennanzi Simòn e Giuda, l’ora la è vegnùda
Bevor du Simon Judas schaust, pflanze Bäume, schneide Kraut
Il giorno prima di San Simone per i campi è ormai la conclusione
Il 27 ottobre siamo ormai giunti agli sgoccioli degli “ùltemi”, che nelle valli alpine Dolomitiche sono quei giorni che vanno da San Luca, il 18 ottobre, e che, passando per Sant’Orsola, si chiudono il 28 ottobre con i Santi Simone e Giuda. “Sà n Simon” è dunque il termine per togliere dai campi e dagli orti gli ultimi prodotti della stagione agricola, se non per lasciare qualche “vérza” e poco altro, resistenze anche alle prime “enbrumà da”, brinà te, che solitamente coprono il terreno già nei giorni dei “Sà nti”.
“L’ora la è vegnùda” recita l’adagio popolare per il 27 ottobre, come vigilia di “San Simon”. Curioso che in questo 2024 tale giorno coincida con il cambio dell’ora, con il ritorno all’ora solare, lasciando alle spalle l’ora legale. I vecchi delle vallate dolomitiche non hanno mai amato l’ora legale, che non è certo l’ora reale (le meridiane non mentono): mio nonno, con fare bonario, diceva che “le và che no le à orlòi”, sottolineando che l’ora legale, che sposta avanti tutto di un’ora, costringe i contadini, sopratutto quelli delle alpi, a spostare tutto in avanti, ed anziché potersi alzare molto presto in estate per fare i lavori al fresco, anche alle 4.00, debbono attendere almeno le 5.00. Certo, come recita una meridiana dipinta a Sover, nella media vallata avisiana, rimane il fatto che di certo “l’ora della polenta, è la più bella”.
Anche questa modifica oraria dunque, insieme all’adagio “l’ora la è vegnùda”, ci dice quest’anno che siamo alla chiusura dell’anno agricolo I Santi e i “Morti” saranno i due ultimi momenti forti dell’anno, densi di tradizioni e significati, e poi San Martino, l’11 novembre, sarà al contempo ultimo giorno del vecchio anno, e primo giorno del nuovo anno agrario e della tradizione.