von mas 12.10.2024 18:30 Uhr

Un libro al mese: I ladini fra tedeschi e italiani – 2°

Il libro di Luciana Palla propone un affascinante percorso storico ampiamente documentato degli ultimi 100 anni della piccola comunità ladina di Livinallongo/Fodom, appartenente alla monarchia asburgica fino al 1918. Il problema dell’identità negata è alla base di questo secolo di storia, fino all’oggi. Ecco il primo estratto –  Le opzioni del 1939 e la seconda guerra mondiale: “… Bisognava schierarsi: o per il Reich o per l’Italia. Molti non vollero proprio scegliere, si rifiutarono di optare, ma vennero comunque considerati optanti per l’Italia. E poi ci fu chi partì per il Reich, in piena guerra.”

Particolare della copertina del libro di Luciana Palla

L’accordo italo-tedesco sulle opzioni del 1939 oltre alle popolazioni tedesche del Sudtirolo coinvolse anche quelle ladine, compresi i tre comuni di Livinallongo, Colle S. Lucia e Ampezzo in provincia di Belluno. Anche qui si ebbero perciò la campagna degli uni contro gli altri, odi all’interno dei paesi, divisioni nelle stesse famiglie. A Fodom optò circa il 34% dei capifamiglia, a Col circa il 18%. Era comunque  una percentuale alta per un territorio non tedesco ma ladino.

Nessuno sapeva cosa fare, si era in balia della propaganda nazista che si diffondeva di casa in casa. Bisognava schierarsi: o per il Reich o per l’Italia. Molti non vollero proprio scegliere, si rifiutarono di optare, ma vennero comunque considerati optanti per l’Italia. E poi ci fu chi partì per il Reich, in piena guerra.

 

  • Arabba negli anni Trenta del Novecento, con il Col di Lana sullo sfondo

Tristissime sono le parole scritte nel suo diario paesano da Fortunato Favai, il 1° gennaio 1941:

Lo scorso anno, alla medesima data, e non lo scorderò più, regnava un movimento insolito. Tutto Livinallongo era in subbuglio. Alla medesima ora il locale era pieno di gente, che animatamente discuteva.

Quelli che avevano votato per la Germania erano entusiasti, addirittura inebriati da una forza ignota, prima del tutto sconosciuta. In questa sera il popolo Livinallonghese si vive separato da due correnti diverse. L’amico più non riconosceva l’amico, né il parente il parente e in qualche caso, il fratello, il fratello. Gli optanti acclamavano la loro nuova patria, disprezzando ad un certo modo quelli che erano decisi a rimanere, considerandoli come estranei. Gli ultimi tacevano e il più delle volte se la svignavano. Nella loro anima regnava un pensiero di tristezza, di malinconia sorda, celata, chiusa in ciascuno dei singoli che restavano.

Infatti chi avrebbe avuto la meglio? Quelli che stavano per partire o quelli che restavano? Quelli che restavano ricordavano mestamente le tristi vicende degli ultimi anni, gli affari andati male, le ingiustizie delle quali ne erano stati vittime, la prospettiva d’un avvenire incerto”.

 

 

 

  • Manifestazione fascista a Livinallongo, probabilmente nel 1936-1937

Alcune famiglie di Fodom e di Col vennero condotte in Slovenia, in una zona da cui erano stati cacciati gli slavi, e quando la guerra si mise male per i tedeschi, dovettero fuggirsene con niente per salvare almeno la pelle.

Tristi vicende. E triste fu il periodo dal 1943 al 1945, sotto l’occupazione tedesca: i tre comuni ladini “bellunesi” dal settembre 1943 vennero reinseriti nella provincia di Bolzano, sotto il comando di Franz Hofer, con un’amministrazione locale formata da optanti filonazisti che attuarono in maniera rigida le regole imposte dall’alto: scuola in lingua tedesca, formazione della SOD, arruolamento coatto anche dei non optanti nell’esercito nazista.

 

  • Uomini fodomi nel periodo di arruolamento nella riserva di polizia tedesca (1944-1945).

E quando la guerra ebbe fine con la sconfitta tedesca, anche nei comuni ladini ci furono ritorsioni e vendette, i vincitori divennero i vinti, e viceversa.

Il libro “I Ladini fra tedeschi e italiani” propone un affascinante percorso storico ampiamente documentato degli ultimi 100 anni della piccola comunità ladina di Livinallongo/Fodom, appartenente alla monarchia asburgica fino al 1918. Era l’ultimo paese tirolese sul confine con il Veneto, annesso all’Italia con la fine della prima guerra; inserito nella provincia di Belluno nel 1923, avrà di conseguenza un destino politico diverso rispetto alle altre valli ladine dolomitiche (Badia, Gardena Fassa) che si trovano nella regione autonoma Trentino Südtirol. Il problema dell’identità negata sarà alla base di questo secolo di storia, fino all’oggi.

La ricerca storica che Luciana Palla propone ricostruisce le scelte, le illusioni, le speranze, le strumentalizzazioni politiche in cui incorre la comunità di Fodom, insieme alle altre valli ladine ex tirolesi, attraverso gli eventi così traumatici della prima metà del Novecento: prima guerra, fascismo, trattato italo-tedesco delle opzioni del 1939, seconda guerra ecc. Dal 1948 in poi la “questione ladina” si ripresenta puntualmente, con sfaccettature varie, spesso con irruenza, in un clima politico-culturale che via via muta, ed è ancora oggi particolarmente attuale, fonte di discussioni e di polemiche nel Bellunese e nel Veneto, soprattutto dopo il referendum tenutosi il 27 ottobre 2007 a Livinallongo, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo per ottenere il passaggio di questi tre comuni ladini alla provincia di Bolzano.

 

Luciana Palla, nata a Livinallongo, laureata in filosofia e in storia, ha svolto un’intensa attività di ricerca sulla storia delle valli ladine nel Novecento.  I lettori di UT24 la conoscono anche per il suo libro dedicato ai soldati tirolesi (in particolare primierotti) imprigionati a Isernia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e per  “Profughi tra storia e memorie” che abbiamo presentato qualche mese fa.

“I Ladini fra tedeschi e italiani” può essere richiesto direttamente  all’autrice, tramite i seguenti contatti:  lcnpalla@mail.com  – 339 / 3781322.  La dottoressa Palla è a disposizione per presentare sul territorio questo e gli altri suoi libri.

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