von fpm 29.09.2024 18:00 Uhr

Lo schiaffo “tolomeico” (45)

Continua con Flavio Pedrotti Móser l’excursus sull’italianizzazione a sud del Brenner che con il fascismo minava l’identità culturale.

Elab grafica Flavio Pedrotti Moser

La rubrica dedicata alla patologia di Ettore Tolomei, l’artefice della modifica dei toponimi tedeschi nei 116 Comuni südtirolesi e della quasi totalità della micro-toponomastica, prende avvio dall’annessione del Tirolo storico al Regno d’Italia dopo la Prima guerra mondiale quando vennero a crearsi i presupposti per una radicale politica di italianizzazione dopo la presa di potere fascista. I fascisti, con lo scopo dell’estraniazione culturale e sociale della popolazione autoctona, vietarono l’utilizzo della toponomastica tedesca. Fu così che nacquero neologismi per così dire bislacchi partoriti da menti malsane, corrose dal fanatismo italico che voleva soggiogare la popolazione tirolese cominciando dall’identità culturale. Il Tolomei redasse un elenco dei cognomi del Südtirol per restituire, secondo il suo punto di vista, una appartenenza “italica” con talvolta stramberie e stravaganze davvero parossistiche e anche evidenti scappatoie esilaranti, palesi scalate su specchi scivolosi…

Grumer e Grumser subirono una vera e propria interpretazione machiavellica: Dal Grumo e Dai Grumi, anche questi, come ormai siamo abituati a scoprire, cognomi inesistenti in Italia, quindi inventati di sana pianta solo per guastare gli zebedei dei sudtirolesi e scelti solo per assonanza.  Grünauer con Grüner, si tinsero di “verde” divenendo appunto Verdi. Del resto, tradotto in italiano Grün è il colore “verde”, quindi nessuna fatica né fantasia sregolata in questo caso… Grünbacher e Grünberger ebbero una leggera digressione con Rioverde e Monteverdi, semplicemente tradotti (Bach-Rio e Berg-monte). Grünewald fu anch’esso tradotto in Boscoverde e Grünfeld in Campoverdi ma a Grutsch si impose un Dalla Sabbia, scivolando ancora una volta nell’immaginario extragalattico o addirittura quantistico. Da sottolineare nuovamente che a parte Monteverdi e Campoverdi degli altri cognomi in Italia non c’è traccia e di Monteverdi in Trentino Südtirol né risultano due presumibilmente immigrati da altre regioni.

Gschleier oltre ad essere un cognome presente in Ritten e Sarntal si riferisce anche ad una località nella zona di Girlan dove nel 1950 furono scoperti antichi reperti archeologici che ricordano una antica guarnigione romana probabilmente insediata da quelle parti nel suo lungo vagabondare, dove si coltivano tra l’altro le uve Vernatsch nella zona appunto di Gschleier e che danno vita ad un particolarissimo vino. Ebbene per il leggendario storpiatore di cognomi, Gschleier divenne Castellieri Gschlieser invece prese Dalla Chiesa, perché ci si chiederà? Già… perché?

Ma se Gschnell divenne Casinella, Gschwenter Novali e Gschwindl Novaline, a che serve chiedersi un perché? Gucker poi fu goffamente trasformato in Cucchi o Cucco… e Gudauner? Da Gudón ovviamente… e l’ovviamente è, ovviamente, un eufemismo… (continua)

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