von fpm 24.09.2024 18:00 Uhr

L’altro “Trentino” (5)

Nella provincia di Trento si trovano, anche se in proporzioni minori, le stesse etnie presenti in Südtirol. Vediamo quali sono state e quali sono le scelte soprattutto politiche.

Foto web elab grafica fpm

Prima dell’arrivo dei Romani, gran parte del Trentino era abitato dal popolo alpino dei Reti, che qui fondarono un antico regno e diedero al territorio una prima cultura e lingua moderna. Le aree più densamente popolate furono allora, come ancora oggi, le vallate più estese e la zona collinare. Con l’arrivo dei Romani la popolazione retica accettò molte usanze ed una importante parte della lingua e cultura latina. Ma la presenza successiva delle popolazioni germaniche portò gran parte delle popolazioni reto-romaniche a spostarsi verso le valli montane e gli altipiani. Necessita però differenziare tra il Trentino geografico e quello politico-amministrativo. Quando si sostiene il pluralismo linguistico nel Trentino contro il suo preteso granitico monolinguismo italiano, ci si riferisce alla sua estensione geografica poiché la politica ha dovuto invece tener conto di alcune realtà etniche, così come avrebbero desiderato i Ladini di Fassa i quali, pur “Trentini” geograficamente, avrebbero avuto tutto da guadagnare con l’aggregazione “politica” alla provincia di Bozen.

La val d’Adige si estende a cavallo dell’Adige, da 25 km a nord di Trento fino a 10 km a sud di Bozen. Ha il fondovalle e le prime pendici di buon terreno fertile, reso ancor più ricco dal lavoro degli abitanti. Il fascismo aveva portato il confine tra le due province, sulla riva destra, a nord di Tramin e, sulla sinistra, a nord di Branzoll; il governo militare alleato, con disposizione 18 giugno 1945, riconfermava i confini provinciali stabiliti dal fascismo. I Comuni interessati sono: sulla destra dell’Adige, Magreid, Kurtatsch, Tramin; sulla riva sinistra: Salurn, Neumarkt, Montan, Auer, Aldein, Branzoll. Il 16 novembre 1947, quando ancora si dovevano stabilire quali erano i Comuni “vicini”, di cui alla previsione dell’art. 1 degli accordi Degasperi-Gruber, si riunirono alla Camera di Commercio di Bozen i rappresentanti di tutti i partiti e movimenti della Regione per discutere del progetto di Statuto.

Venne così affrontata anche la questione della zona mistilingue: in caso di suddivisione delle due province la parte a destra dell’Adige (in prevalenza tedesca) sarebbe stata assegnata e la parte sulla sinistra a quella di Trento, perché in prevalenza italiana; ma a nome della SVP, il dott. Raffainer rifiutò recisamente ed il Governo italiano nello Statuto definitivo cedette all’irrigidimento della SVP assegnando alla provincia di Bozen tutta la zona mistilingue in questione (anche i due Comuni di Neumarkt e Salurn, non inclusi nel progetto della c.d. “commissione dei sette”).

E fu un bene: perché, mentre gli italiani hanno il bilinguismo italiano-tedesco assicurato nella Provincia autonoma di Bozen, la minoranza tedesca in provincia di Trento non ha goduto di protezione alcuna rischiando così di estinguersi come già avvenne in precedenza, ché un tempo erano tedeschi i Comuni trentini di Scheffbrug (Nave San Rocco), Deutschmetz (Mezzotedesco o Mezzocorona) e Eicholz (Rovere della Luna) sulla riva destra; Lavis, Faid (Faedo), Grim (Grumo), St. Michael (San Michele all’Adige) sulla riva sinistra. Ora tutti italianizzati. (continua)

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