Briciole di Memoria: Carlo, l’ultimo Imperatore – 4°
Di certo politicamente non molto capace come dimostrò in occasione dei tentativi di pace separata, noti come Sixtusaffaire, che portarono solo al suo discredito nei confronti dello sgradito alleato germanico e a una gogna mediatica montata dai francesi; o il suo ultimo, tragico errore: il manifesto di ottobre 1918 nel quale parlava di una nuova federazione tra i popoli (della Cisleithania), con l’unico risultato di legittimare involontariamente i vari comitati nazionali all’estero accelerando così la disgregazione della monarchia.
Un personaggio controverso, Carlo I, inadatto ai tempi nei quali si trovò a vivere e a regnare. Forse un innovatore, ma i suoi tentativi in tempo di guerra giunsero nei momenti e nei modi peggiori.
Si giunse così alla dissoluzione dell’esercito sui vari fronti di guerra, all’armistizio tra il Regno d’Italia e l’Austria – Ungheria, armistizio che annunciato ai due contendenti in modi e tempi diversi permise agli italiani una avanzata in profondità e la conseguente cattura di centinaia di migliaia di prigionieri che si credevano sulla via di casa.
Anche su questi fatti le versioni si sprecano: chi vede una precisa volontà italiana nel ritardare l’annuncio dell’armistizio, chi sostiene che Vienna stessa temesse il rientro in Austria di sudditi stanchi si ma potenzialmente fedeli agli Asburgo. Noti i tentativi di Boroevic di portare le sue armate, ancora ordinate anche dopo la ritirata dal Piave – Tagliamento alla capitale, frustrati però dalle ambigue risposte dell’imperatore Carlo che rispose ai telegrammi citando i meriti di Boroevic in guerra e futuri ringraziamenti, ma non la situazione di quei giorni. In questo alcuni autori vedono la buona volontà di Carlo di voler evitare ulteriori sanguinosi scontri tra truppe ben addestrate e le forze rivoluzionarie. Citando Ernst Bauer: “… più volte l’Imperatore si trovò in circostanze analoghe, ed in ogni occasione egli si oppose alla violenza, anche contro gli interessi della Corona…”
La sera del 11 novembre 1918 la famiglia imperiale lasciò la residenza di Schönbrunn in una atmosfera da tregenda. I cadetti della scuola militare di Wiener Neustadt sfilavano per la città , con l’intento di proteggere la dinastia, il militi della nuova Volkswehr prestavano un timido servizio, non certi degli sviluppi della situazione. Viene proclamata la nuova Repubblica, che viene chiamata austro – tedesca, anticipando così i disegni di una annessione alla Germania, sempre osteggiata da gran parte della popolazione austriaca e dalla casa d’Austria. Il proclama firmato da Carlo il giorno stesso non faceva che sancire uno stato di fatto: “…dal giorno della mia salita al trono mi sono incessantemente sforzato di trarre i miei popoli dagli orrori di una guerra, del cui inizio non porto alcuna colpa… riconosco fin d’ora le decisioni che l’Austria tedesca prenderà per la sua futura forma di stato… la felicità dei miei popoli fu dall’inizio lo scopo dei miei più vivi desideri. Soltanto la pace interna può risanare le ferite di questa guerra.”
Dichiarazioni che lo pongono quasi in antitesi alla sua stessa casa, certamente ancora una volta buone, ma espresse nei modi e nei tempi sbagliati. Non credo noi oggi si possa giudicare Carlo e la situazione che lui stesso aveva contribuito a creare. L’ultimo imperatore, vicino alla sua gente in un momento nel quale la gente stessa aveva più bisogno di chiarezza che di sentimentalismo.