von mas 24.08.2024 18:30 Uhr

Un libro al mese: Le “vittime silenziose” di Günther Rauch- 4°

Alcuni anni fa Günther Rauch ha pubblicato il libro  “Lautlose Opfer” che narra l’incredibile storia di sofferenza dei fratelli Valentinotti, nati a Bolzano, ma originari di Caldes in Val di Sole.   Una parte del libro, quella dedicata a Maria Kratter-Valentinotti, uccisa per mano dei partigiani nel 1944 a Sappada / Plodn, è stata ora tradotta e pubbicata a cura dell’Associazione Plodar all’interno del volume “Venti mesi di guerra tra occupazione nazista e lotta partigiana”.  Eccone un ulteriore stralcio: ” … Quanto successo il 26 luglio 1944 a Cima Sappada / Zepodn, nei pressi di Sappada / Plodn, non può che definirsi un grave crimine, commesso da un battaglione partigiano disorientato e in preda all’alcol…”

Nei giorni a seguire gli ambienti partigiani cercarono in tutti i modi di giustificare quel deplorevole atto, diffondendo la classica favola dell’informatore dei partigiani che sospettava della donna tedesca in quanto possibile delatrice o spia. Dal momento però che quest’argomentazione accusatoria non fece presa, si passò alla spiegazione che Maria Kratter Valentinotti si fosse semplicemente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Settant’anni dopo, si tendono ancora a sminuire quegli atroci omicidi e quell’attentato incendiario in cui i partigiani furono i carnefici: “E come ogni esercito, anche quello partigiano di Liberazione, temeva, oltre i nemici, i traditori, e le spie”.  Tanto che le accuse di spionaggio sembrano essere state uno dei maggiori pretesti per la discolpa dei partigiani.

I sospetti contro Maria Valentinotti Kratter e le scuse dei partigiani furono fermamente smentiti dal parroco locale don Valentino Quinz. Su quanto accaduto quel 26 luglio 1944, scrisse che Maria Valentinotti Kratter aveva “[…] l’unica colpa di essere stata la cuoca della gendarmeria”.

Quanto successo il 26 luglio 1944 a Cima Sappada / Zepodn, nei pressi di Sappada / Plodn, non può che definirsi un grave crimine, commesso da un battaglione partigiano disorientato e in preda all’alcol. Nulla vi è da giustificare, né da glorificare. Né ci si può sottrarre alle responsabilità del caso, per il solo fatto che i nazisti tedeschi si macchiarono di delitti ben più gravi.

 

Quella sera stessa, tutti in paese parlavano del terribile bagno di sangue. Ma nessuno osava avvicinarsi ai corpi lasciati nel campo di patate. Rimasero sotto il sole d’estate finché non se ne fece carico don Valentino Quinz.53 Con l’aiuto del suo assistente, lo studente Bruno Constantini, il sacerdote fece recuperare i due corpi e li portò nella chiesa di Santa Margherita, nella Borgata di Granvilla.

La salma del tenente maresciallo tedesco, di cui non si conosceva il nome, fu portata via dai soldati delle Waffen-SS il 27 luglio 1944 e probabilmente trasportata in Germania o nel cimite ro militare tedesco sul lago di Garda. Maria Valentinotti Kratter, invece, fu sepolta con funerale solenne nel cimitero parrocchiale di Sappada / Plodn il 28 luglio.

 

 

Il  Bezirksoberwachtmeister Franz Caramelle e le ombre spaventose della guerra

Franz Caramelle  fu una delle persone che visse più da vicino quei terribili fatti. Il maresciallo era nato il 5 marzo 1913 a Riva del Garda. Prima della fine della Prima Guerra Mondiale i suoi genitori, filoaustriaci e fedeli all’imperatore, dovettero fuggire dagli “italiani”. Si rifugiarono a Hall in Tirol, portando con sé pochi effetti personali. Nessuno poteva immaginare che di lì a poco la guerra sarebbe scoppiata nuovamente  (…)

Dal 25 novembre 1943 fu maresciallo capo del presidio tedesco a Sappada / Plodn. Conosceva quindi molto bene Maria Valentinotti. Nelle sue lettere alla moglie, la cita come “ottima cuoca e padrona di casa premurosa e attenta”.  In una lettera del 30 marzo 1944 indirizzata al fratello Fritz la stessa Maria aveva descritto il maresciallo in servizio a Sappada / Plodn come un “uomo molto gentile e rispettato di Lauterbach, vicino a Kitzbühel”.

Caramelle ne parlò dei fatti accaduti a Sappada in una lettera alla moglie, alla quale raccontava tutto, perché “poi si sentiva meglio”. Il trentaduenne maresciallo capo della gendarmeria scrisse quella lettera mercoledì 3 agosto 1944, alle 11 del mattino: “Ieri  ero distrutto, avevo lo stomaco chiuso, non riuscivo a mangiar nulla. […] I sappadini sono contenti di rivedermi, io invece sono meno entusiasta di essere tornato. Ero già sconfortato per aver lasciato Bolzano, ma aver saputo al mio arrivo ieri qui a Sappada quanto è accaduto e avendolo visto con i miei occhi mi ha profondamente turbato. Varcata la soglia della caserma, del posto della gendarmeria, mi si è presentato davanti un quadro di devastazione che non riesco nemmeno a descriverti.  La gendarmeria è in condizioni terribili. Hanno trafugato tutto, è rimasto solo ciò che era letteralmente inchiodato. Tutto quel che non poteva essere portato via è stato distrutto. Non è rimasto nulla.  …

È stata portata via e fucilata anche la cuoca, la signora Kratter, di cui ti ho parlato.  I partigiani hanno fatto irruzione anche in alcune case dimostratesi particolarmente accoglienti nei confronti dei tedeschi, facendo a pezzi tutto …   Mi ha turbato soprattutto la morte della signora Kratter, perché l’ho saputo solo ieri. […]

Ebbene sì, Elsa, questa è la situazione quassù, in questo paesino, dove ho trascorso ore così piacevoli insieme a Karl lo scorso inverno. Questa guerra sta pian piano gettando la sua spaventosa ombra su ogni pezzetto di terra …

I nostri lettori conoscono già Günther Rauch, giornalista pubblicista, autore e ricercatore storico.  E conoscono pure alcuni dei suoi libri, fra cui spiccano quelli dedicati al campo di concentramento fascista di Blumau, il poderoso volume “Marsch auf Rom” e, appunto “Lautlose Opfer” (riguardo a quest’ultimo ecco un link a un articolo pubblicato su UT24 all’epoca della sua presentazione: LAUTLOSE OPFER, LA STORIA DEI FRATELLI VALENTINOTTI

Il capitolo dedicato a Maria Kratter-Valentinotti, nella traduzione di Sonia Pio,  è contenuto nel libro “Sappada / Plodn 1943 – 1945. Venti mesi di guerra tra occupazione nazista e lotta partigiana”, che può essere richiesto all’Associazione Plodar con sede presso il Municipio di Sappada, all’indirizzo mail info@plodn.info o assplodar@pec.plodn.info

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