von mas 01.05.2024 18:00 Uhr

Heimat, una storia 7° – Ore 10.00

“… L’ora legale, quella no, il Bepi non ci si arrese mai: anzitutto perchè lui sosteneva giustamente che le vacche non “sentissero” se l’ora fosse legale o meno. E poi l’Austria allora non faceva parte della CEE e non adottava l’ora legale, questo lo accomunava ancor più alla sua madrepatria e lo faceva sentire ‘ancora a casa’. – Fabrizio Rebolia racconta la Heimat attraverso la storia di suo nonno –  nato Joseph Hofer, morto Giuseppe Offer. 

...l'odere del lume a petrolio ... (foto Baumert da Pixabay)

Guardando alla sua valle non potè fare a meno di pensare a quanto questa negli anni fosse cambiata: la strada asfaltata anzitutto, visto che quand’era giovane la strada vera e propria arrivava solo a Canezza, per poi proseguire verso Sant’Orsola, dal lato opposto della valle, non parliamo poi nemmeno del bivio per Roveda e la Kamaus, raggiungibili solo attraverso il sentiero che partendo dal vecchio dazio dei Morelli, poco sopra Canezza, saliva erto per la montagna, passando prima dai Làneri e poi giusto accanto al maso Pomini, per salire su su fino alla Kamaus e proseguire per il vecchio fronte 15/18 sino alla Bolpis, poi alla Bassa ed al bivio per il Fravort ed il Gronlait a sinistra o la Panarotta a destra.

La strada asfaltata aveva reso possibili i lavori di imbrigliamento e regimazione “della” Fersina, come la chiamano i Mòcheni (per tutti gli altri è “il” Fersina) giusto a valle del lago d’Erdemolo poi alla vecchia segheria sotto a Fierozzo sino all’argine di Canezza, probabilmente l’opera più mastodontica della valle, visto che il destino manifesto di Canezza, primo ed unico paese di fondovalle, è giusto quello di essere periodicamente bersagliata dalle piene del fiume che dà il nome tedesco, quindi autentico, all’intera valle: Fersental.

Gli autocarri andavano e venivano in continuazione, e spesso eran pure l’occasione di un passaggio, visto che ormai tutti conoscevano gli operai preposti alle opere idrauliche che a fine turno terminavano la giornata ai Bolzi di Canezza con un bicchiere di schiava.

Altri operai si occuparono della sostituzione del vecchio ponte in legno, opera dei genieri dell’esercito austriaco, ma fu, a dire il vero, opera ben sfortunata, in quanto il nuovissimo ponte in cemento armato a due corsie, venne trascinato giù verso il perginese alla prima piena della Fersina; quindi ci si avvalse ancora per anni dell’invitto e solido ponte austriaco.

 

Lo stradone, così come lo chiamavano loro, fu anche l’occasione per memorabili gare di slittino a cui partecipavano tutti i bambini ed i ragazzini della valle, e spesso anche gli adulti, col risultato, nelle notti di luna piena, di ridurre allo scintillio la strada tutta ingiazada e quindi scivolosissima, provocando epici capitomboli al prete di Frassilongo, unico abitante del paese negli anni ’50 a possedere un mezzo motorizzato, un motociclo Guzzi “Galletto”.

Il giorno dopo vi fu una sonorissima reprimenda a tutti i giovani del paese, nonché ai loro genitori, ed uno spargimento di sale collettivo sulla strada, al fine di sconfiggere l’insidiosissimo verglas.

Ora ormai la strada era asfaltata sino a Fierozzo e Palù da una parte e sino a Roveda ed alla Kamaus dall’altra, con la monumentale “oca” di legno e ferro dello spartineve a riposare quand’era inutilizzata nel piazzale dal bivio per Roveda.

Anche la luce fu una novità: ancora nelle sue narici v’era l’odore del lume a petrolio con cui al Pomini si faceva luce sino agli anni ’60 e per tutti gli anni ’70 alla Bolpis. La sana abitudine al risparmio lo aveva così forgiato nella carne da far sì che in casa e nella stalla si utilizzassero le lampadine col più basso wattaggio disponibile sul mercato (½ candela dicevano scherzosamente le figlie).

L’ora legale, quella no, il Bepi non ci si arrese mai: anzitutto perchè lui sosteneva giustamente che le vacche non “sentissero” se l’ora fosse legale o meno, semplicemente andavan munte e si doveva dar loro il fieno alla stessa ora, e poi, in secondo luogo c’era un’altra ragione, squisitamente affettiva, ossia che l’Austria, allora non faceva parte della CEE e non adottava l’ora legale, questo quindi lo accomunava ancor più alla sua madrepatria e lo faceva sentire “ancora a casa”.

Gli operai preposti alle opere idrauliche non erano gli unici “uomini col caschetto” presenti in valle, vi era ancora ben operosa la miniera di fluorite sita tra Vignola, Falesina, i Compi ed il Compet ed infine Canezza, dove terminava la teleferica per il trasporto del materiale estratto ed avveniva la sua prima lavorazione: lo stabilimento era giusto prima del paese, sulle rive della Fersina e da lì partivano ripidissimi i cavi che lo univano alla zona di estrazione.

Altri operai lavoravano poi in quegli anni alla costruzione (infinita) della breve galleria che oggi consente di aggirare il dos del ciùs: da lì a valle si entrava nella zona di Viarago, ossia nel perginese.

Giusto il perginese rappresentava il “bengodi” per i ragazzi e le ragazze della valle: tutte le sue figlie sognavano appunto di uscire dalla valle, il termine giusto sarebbe “scappare”, e di fatto ci riuscirono:

Elsa, la più grande, sposò un ronzenaitro per poi stabilirsi a Pergine; la seconda, la Emma, sposò addirittura uno della Vallagarina, di Mattarello, andando a vivere poi lì, alle Novaline; la terza, la Elisa, sposò un cembrano, andando dapprima a vivere a Lona e poi a Trento; infine la più piccola, l’Armida, finì addirittura a Genova, sposata ad un uomo di diciott’anni più vecchio.

Lontananza o meno, non c’era fine settimana in cui le figlie ed i nipoti non tornassero al Pomini per salutare il Bepi e la Catina; l’unica, per ovvi motivi di lontananza era l’Armida la cui presenza, dapprima mensile, si era via via rarefatta diventando dapprima trimestrale (giusto Natale, Pasqua e l’estate) e infine facendosi vedere poi solo per pochi giorni, giusto ad agosto.

Le “puntate” precedenti:

Per chi si fosse “perso” qualche pezzetto di questa storia, ecco i link alle “puntate” precedenti:

HEIMAT, una storia – Ore 6.00

HEIMAT, una storia – Ore 6.30

HEIMAT, una storia – Ore 7.30

HEIMAT, una storia – Ore 8.00

HEIMAT, una storia – Ore 08.30

HEIMAT, una storia – Ore 09.00

 

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite