Tradizioni: 08 febbraio, la Giòbia mata
08 de febràr – 08. Februar – 08 febbraio
La Giobìa Mata – Unsinniger Donnerstag – Il Giovedì Grasso
L’arco alpino cattolico, la Mitteleuropa, la Spagna, e i Balcani cattolici e ortodossi hanno una forte presenza e tradizione del Carnevale. Oltre ai riti carnascialeschi di ambito sociale più rilevanti e più radicati storicamente, nella vallata avisiana ad esempio i Carnevali del “Bufon” e dei “Lacchè” della Valle di Fassa, il “Pìn” di Grauno, il carnevale dei “matòci” di Valfloriana,il carnevale di Piscine, le “bàle de foc” di Sover e Montesover, e il fantoccio processato a Valda, in tutte le comunità delle vallate dolomitiche il Carnevale significava un tempo soprattutto il tempo della danza, magari per un matrimonio che avveniva proprio in quei giorni, il tempo della giovialità, con qualche “facera”, una persona coperta da una maschera intagliata nel legno (facera appunto) e con vestiti strani o strampalati per non riconoscere chi è, che girava da una casa all’altra. Era anche il tempo dei piatti un po’ più ricchi, delle “sope”, le frittelle di pane, dei canederli, e soprattutto degli gnocchi.
La tradizione familiare
La settimana di Carnevale ha inizio la “giobia màta”, il giovedì grasso, e termine il mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima, nel quale si deve osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni.
La “Giobia Mata” o Giovedì Grasso è per la tradizione cattolica di rito romano l’inizio del Carnevale. Oggi per cena alla sera è tradizione nelle valli dolomitiche preparare per tutta la famiglia lo “smàcafàm”, una specie di torta salata molto bassa, fatta con farina bianca e nera, latte, uova, fette di luganega, sale e burro. Oggi e in tutti i giorni seguenti, fino al “mardi de carnevàl”, si preparano in casa come dolce le tipiche “fortàie” o “stràboi”, oppure le “sope”, frittelle di pane.