von mas 05.01.2023 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: La prigionia di Oswald Kaufmann

Oswald Kaufmann, Standschütze del Baon Bezau in Vorarlberg, aveva no aveva ancora 19 anni quando, il 23 maggio 1915, fu richiamato e destinato al fronte giudicariese.  Dalla sua „Cronaca di Guerra“ ecco la fine del conflitto e l’inizio della lunghissima prigionia.

Al mattino successivo, 3 novembre 1918, alle cinque, arrivò per telefono il dispaccio: Armistizio! Udita la notizia, tutti si sono alzani in piedi e hanno cominciato a ballare e a suonare con gli strumenti. La  nostra gioia era infinita. Finalmente, dopo cinque anni, la guerra era terminata. Poco dopo, però, è arrivata una nuova comunicazione: gli italiani avevano inizato sul Tonale l’offensiva e se riuscivano a sfondare noi venivamo fatti prigionieri. Dovevamo quindi metterci velocemente in marcia.

Abbiamo raccolto le nostre cose, svuotato i magazzini, preso le provviste e abbiamo riempito i nostri zaini di rum, speck, farina, formaggio, biscotti, tabacco, buttando via biancheria e vestiario.  Con i nostri pesanti zaini sulle spalle ci sentivamo come gli Apostoli sul Monte degli Ulivi.  Eravamo tutti in attesa di sapere cosa sarebbe successo quella domenica…

Al pomeriggio è arrivato un nuovo ordine: dovevamo ritornare a Pinzolo da dove, passando per Madonna di Campiglio, saremmo ritornati a casa, via Bolzano. Non si può immaginare la confusione: casa!

Poi è arrivato l’ordine che gli Austriaci dovevano ritirarsi dal fronte fino a Bolzano, lasciando che il nemico occupasse il territorio dietro di noi. La cosa cominciava a farsi sospetta…

C’era una confusione pazzesca. Ci vorrebbero molti libri per descrivere quello che è successo in quei giorni, per avere solo una pallida idea della confusione che c’era.  In ogni caso, siamo riusciti, nella notte del 3 novembre, ad arrivare a Sant’Antonio.   Qui abbiamo ritrovato la nostra compagnia… era sistemata all’aperto, nonostante facesse già molto freddo, ma l’idea che la guerra era finita e che si tornava a casa rendeva tutti allegri. Certo, sapevamo che l’Austria nno aveva vinto la guerra… In realtà la vittoria poteva onestamente essere attribuita alle Potenze Centrali, ma all’incredibile guerra per fame non abbiamo potuto sfuggire che con la resa…

A mezzanotte è arrivato l’ordine: Il Kaufmann deve tornare a Pinzolo a prendre il libro fondiario, che deve essere salvato per il Battaglione Bezau…  Poi con il libro fondiario sotto il braccio, ho raggiunto la mia compagnia appena in tempo, perchè avevo gli italiani alle calcagna… Avevamo paura, perchè si diceva che gli italiani eran già a Madonna di Campiglio, dove ci avrebbero preso le armi.

La situazione si stava facendo molto seria: gli italiani, dopo aver sfondato al Tonale, erano già a Madonna di Campiglio. Armistizio, sfondamento e consegna delle armi! … Disarmati! Quella parola non volevamo proprio sentirla! No, non volevamo consegnare le armi, che avevamo portato per quattro ani, agli italiani. Così abbiamo deciso di distruggerle e di demolirle tutte. Ognuno di noi ha incominciato a fare a pezzi il suo fucile, la baionetta e a abbandonare i pezzi per terra o nei campi, che sembravano campi di battaglia: montagne di armi distrutte, di munizioni, di maschere anti gas, baionette, carcasse di mezzi di trasporto e animali. Siamo arrivati verso sera a Madonna di Campiglio e la mi compagnia ha trovato rifugio sotto un abete

All’imbrunire ha fatto irruzione una pattuglia di cavalleria italiana a Madonna di Campiglio. Che sensazione vedere l’odiato nemico in mezzo a noi! Fino a ieri eravamo stati in grado di disarcionare i suberbi italiani e ora eccoli qui, come dispensatori di pace! Abbiamo circondato tre italiani a cavallo, perchè volevamo sapere se c’era stato effettivamente l’Armistizio o la pace… Anche la persona più intelligente non ci capiva niente…

Gli italiani nel frattempo stavano entrando in Austria. Per tutta la notte abbiamo visto transitare truppe italiane: l’artiglieria, i cannoni, la fanteria, i suonatori, i medici, le salmerie. In poche parole, sembrava che la guerra fosse scoppiata da un’altra parte. Non era così: gli italiani stavano semplicemente occupando la nostra terra! Ci venne detto che  noi dovevamo considerarci internati, non priglionieri, e che dopo la proclamazione della pace, al massimo entro otto giorni, saremmo ritornati a casa.

Il nostro umore tornò a essere buono. Incominciammo a riparlare del nostro ritorno a casa e a fare dolci pensieri alle nostre fidanzate.  Ma allora eravamo dei poveri ingenui e ognuno poteva farci credere ogni cosa! Infatti, poco dopo è arrivato l’ordine non austriaco, ma italiano „In marcia!“

Ma per dove? Quale strada ci avrebbero lasciata libera gli italiani per il nostro ritorno a casa?

Il giorno 5 novembre, partenza! …

Da Madonna di Campiglio siamo ritornati a Pinzolo e  a Giustino, dove abbiamo pernottato per la prima volta da prigionieri. A Pinzolo c’era già un comando italiano e la popolazione ci ha trattati come fossimo già degli stranieri. Il 6 novembre abbiamo ripreso la marcia da Giustino per la Val Rendena: ventiquattro chilometri fino a Tione. La strada Tione – Trento non ci venne messa a disposizione per tornare a casa. A questo punto abbiamo capito che eravamo prigionieri. 

Il 6 novembre abbiamo attraversato, a  Breguzzo, ancora una volta il nostro vecchio campo di riabilitazione dove, nel gennaio 1917, avevamo trascorso il nostro primo periodo di riposo. Ora invece ci trovavama da prigionieri nella stessa baracca e nessuno aveva più voglia di stare fuori la notte.

Il 7 novembre 1918 ci sono state tolte tutte le armi, forbici, coltelli e rasoi.  Che mascalzonate! Eravamo disarmati. Ci hanno tolto perfino i bastoni…

Il 7 novembre siamo andati a Cimego, un piccolo nido sul confine tirolese di circa 1000 abitanti. Le lavoratrici civili venivano tute da qui.  Di notte siamo arrivati poco lontano da Cimego.Ci  siamo accampati in mezzo alla melma. Incominciava proprio bene la nostra prigionia!

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