Briciole di Memoria: Ammucchiati come bestie nella palta
La settimana scorsa abbiamo raccontato del triste destino di due uomini di Caderzone, imprigionati nel campo di concentramento italiano di Brescia dopo l’armistizio e morti poche ore dopo essere stati liberati ed essere tornati finalmente a casa: “INDICIBILI DISAGI E PRIVAZIONI”
Ecco qualche notizia in più sul trattamento che nostri soldati ricevettero in quel campo di prigionia, dove furono rinchiusi dai militari italiani subito dopo la “redenzione”.
Scrive Aldo Miorelli nel suo lavoro “Trentini Interati dall’Italia 1915 / 1921” pubblicato dal Museo della Guerra di Rovereto:
“Il campo di concentramento di Ponte San Marco, presso Brescia, dove il trattamento riservato ai “redenti” fu disumano – per 5 giorni, affamati, furono lasciati “all’aria aperta”, sotto la pioggia, quindi, «senza paglia e coperte […] ammucchiati come bestie nella palta», ossia, nel fango, senza contatti epistolari che erano proibiti. Queste tremende condizioni di vita – nel frattempo erano state innalzate delle tende – furono denunciate anche dal parlamentare italiano Sitta nel corso della sua visita al campo effettuata il 25 novembre 1918: «Si trovano in condizioni lacrimevoli che mangiano poco riso e poca pagnotta e dormono sulla nuda terra sotto la tenda»
“Le sofferenze dei soldati trentini prigionieri fatti dopo l’armistizio a capriccio degli ufficiali italiani”. E’ questo il titolo di un canto / racconto in versi, quasi sicuramente copiato da un originale, ormai introvabile, o, molto più probabilmente, da una sua copia. Anche questo è citato da Miorelli che scrive “lo dobbiamo a Massimo Perini (1874-146), contadino di Gavazzo, che era fra gli internati a Castellammare.”
Ne abbiamo estratto uno stralcio, sono le prime strofe, dove si parla appunto della prigionia in quel di Brescia.
Senza cena e colazion
e senza niente in man
si parte da Riva a Desenzan.
A Desenzan siamo arrivati in sulla sera
abbiamo avuto per complimento
di dormir sul nudo pavimento.
Da Desenzan con poca colazion
la prossima mattina
verso Brescia si cammina.
Giunti al nuovo accampamento senza paglia e coperte
ammucchiati la come le bestie nella palta
all’aria aperta 5 giorni e 5 notti svoltolarsi nel letame
si stava in piè sol per scommessa, cagion del freddo e della fame.
Un continuo batti brocche e giù come un eremita
e a tarda ora dopo il terzo giorno
si pigliava in 25 una marmitta.
Cari miei disse il tenente
non cè più la scatoletta
tanto più meglio riceverete
ogni tre una panetta.
Dapertutto in vicinanza
da mangiar non si pigliava
perché il nostro danaro
nessuno lo tirava.