Valda: le fontane, centro simbolico delle comunità
Perché oggi ci troviamo qui per questa commemorazione?
Il motivo nella sua essenza non è il ricordo di un particolare anniversario legato a chi più di 100 anni fa era il riferimento politico per questi territori e dunque ricondurre la costruzione di una fontana solamente a questo elemento. No, siamo qui per ricordare una comunità che in quel determinato momento si impegnava per un proprio riscatto sociale, per migliorare le proprie condizioni di vita, per migliorare il vivere quotidiano delle famiglie di questo paese.
L’acqua è stata ed è anche oggi l’elemento essenziale per la vita umana in questo paese come anche in tutti gli altri paesi di questa vallata o della nostra regione, la ricerca dell’acqua è sempre stata una priorità. Nei secoli passati la si recuperava da pozzi esterni, sorgenti, alcuni pozzi ricavati all’interno delle abitazioni, oppure attraverso delle condotte realizzate con tronchi di albero in legno, i cosiddetti “foracanoni”, si portava l’acqua da una sorgente soprastante i paesi fino ad un “brènz”, un contenitore in legno al centro del paese dove si poteva attingere.
La fine dell’800 e l’inizio del ‘900 vede in diversi paesi della vallata cembrana ed anche in questo l’erezione di vere e proprie fontane. La fontana con le sue vasche con la sua “cormèla” colonna di portata dell’acqua, diventa il punto di riferimento del paese stesso oppure di un rione di una parte del paese che era chiamata appunto “colomello” o “cormèl”. Quel periodo di fine ‘800 ed inizio ‘900 è un periodo di risorgimento economico, il cosiddetto “risorgimento economico trentino” che segue ad una fase di crisi agricola molto forte e quindi di crisi economica, con un’emigrazione di tantissimi numeri, un’emigrazione stanziale ad esempio nel Sudamerica. Verso la fine dell’800 la situazione cambia sia per alcuni interventi provinciali e statali, senza dubbio, ma anche e soprattutto per un movimento dal basso, un riscatto dal basso pensiamo ad esempio al movimento cooperativo, della cooperazione, le famiglie cooperative, il mondo delle casse rurali con investimento in ambito locale. Pensiamo ad esempio a persone illuminate, lungimiranti come Oss Mazzurana, podestà di Trento, che progetta e pianifica la costruzione di tramvie su tutto il territorio trentino e che dovevano passare anche attraverso questo paese di Valda, utilizzando quei fondi che derivavano dalla nuova scoperta dell’energia idroelettrica, dai bacini di produzione dell’energia idroelettrica e molto altro. Dunque una situazione dinamica, una situazione di movimentazione di implementazione economica e di un certo benessere.
Anche i paesi vogliono muoversi in questo senso ed ecco da qui l’iniziativa della costruzione di acquedotti, di un acquedotto di tubazioni che possano portare dell’acqua al centro del paese con fontane vere e proprie.
Anche i paesi vogliono muoversi in questo senso ed ecco da qui l’iniziativa della costruzione di acquedotti, di un acquedotto di tubazioni che possano portare dell’acqua al centro del paese con fontane vere e proprie. Anche l’iniziativa di Valda come tante altre si inserisce in questo momento storico con la progettazione di un acquedotto, la costruzione di una fontana che potesse servire finalmente al paese per migliorare anche le condizioni di igiene e limitare pure la diffusione di malattie attraverso un maggior approvvigionamento di acqua, attraverso una maggiore possibilità di pulizia.
Tuttavia l’acquedotto, che a quel tempo era chiamato, storpiandolo dal tedesco, il “bozerlait”, aveva un suo costo. All’epoca i municipi le comunità per sopperire ai costi cercavano un finanziamento innanzitutto dalla comunità stessa, poi un finanziamento provinciale che veniva richiesto ad Innsbruck, e quindi un finanziamento al governo centrale, a Vienna, o addirittura alla famiglia imperiale. Per arrivare a una copertura totale della spesa ingente, oltre agli interventi della comunità locale e della provincia, era necessario sempre un qualcosa in più.
L’opportunità venne proprio dall’anno in cui si pensava di concludere il lavoro dell’acquedotto della fontana, il 1908. Era l’anno del giubileo, il giubileo del sovrano di allora, Francesco Giuseppe, che festeggiava sessant’anni di lungo regno, iniziato nel 1848, uno dei più longevi monarchi d’Europa. Il governo aveva stanziato degli appositi fondi che erano indirizzati ad iniziative locali che ricordassero, o mettessero in luce in qualche modo, questo importante anniversario, questa scadenza legata alla monarchia imperiale.
Il paese di Valda ha saputo cogliere probabilmente l’occasione e utilizzare con oculatezza questa possibilità e la domanda di finanziamento si indirizza quindi proprio ai fondi legati al giubileo imperiale. L’onerosa spesa della costruzione della fontana viene dunque in parte sollevata ed è sostenuta da questi fondi con, molto probabilmente, il vincolo finanziario di intitolare questa fontana al giubileo del 1908.
Ecco da qui la commemorazione di oggi, il ricordo della volontà di progresso sociale, di miglioramento delle condizioni di una comunità, quella di Valda, legate a un determinato e preciso momento storico che ricordiamo come quell’anno 1908, l’anno del “giubileo”.
Questo ricordo lo facciamo richiamando quello che accadeva allora nelle occasioni ufficiali ossia la presenza di rappresentanze di quei gruppi che più di 100 anni fa erano chiamati dei “bersaglieri immatricolati”, i “sizzeri”, che non mancavano, in questi eventi o nelle processioni o in altre festività anche religiose, di corroborare il momento comunitario con le “salve” che anche oggi concluderanno questa nostra mattinata di ricordo.