von mas 08.08.2021 09:15 Uhr

Il problema della toponomastica in Sudtirolo

Perché la toponomastica in Sudtirolo rappresenta un problema, e come si potrebbe risolvere questo problema? L’esperto sudtirolese di toponomastica Dott. Cristian Kollmann cerca di trovare risposte a queste domande.

Deutschland = Germania, Südtirol = Alto Adige?

Il Sudtirolo è ufficialmente un paese trilingue. È quindi assolutamente logico che il trilinguismo si rifletta anche nella denominazione dei luoghi. Questa è l’opinione di molti cittadini – dentro e fuori del Sudtirolo. A prima vista e senza conoscere il contesto storico, si è certamente inclini a condividerla. La provincia chiamata “Südtirol” in tedesco si chiama “Alto Adige” in italiano, così come il paese chiamato “Deutschland” in tedesco, per esempio, in italiano si chiama “Germania”.

Ma la faccenda non è così semplice. “Germania” è da tempo immemorabile il nome italiano della Germania e risale direttamente al latino. “Alto Adige”, invece, suona italiano, ma ha uno sfondo ideologico. Sotto il fascismo, questo termine aveva, e di fatto ha ancora oggi, lo scopo di negare dal punto di vista italiano l’esistenza di un’area tirolese sul territorio italiano.

“Alto Adige”, che si traduce in tedesco come “Hochetsch” o “Oberetsch”, rappresenta il concetto della teoria irredentista del confine naturale: l’Adige scorre verso sud dalla cresta principale delle Alpi e sfocia nell’Adriatico. La zona dell’“alto” o “superiore” Adige appartiene quindi naturalmente all’Italia. Non ci dovrebbe essere nessun “Tirolo” nel territorio nazionale italiano. Il nome “Sudtirolo”, invece, è nato come denominazione di una parte della provincia del Tirolo. Di conseguenza, la parte meridionale del Tirolo era naturalmente chiamata in italiano “Tirolo meridionale” (dalla prima metà del XVIII secolo), “Tirolo del Sud” (dalla prima metà del XIX secolo) o “Sudtirolo” (dalla seconda metà del XIX secolo).

Il Tirolo non è mai stato monolingue.

Sì, il Sudtirolo è ufficialmente un paese trilingue. Nel corso della sua storia, anche in epoca preromana, il Tirolo non è mai stato monolingue. Ma è anche vero che in particolare la zona dell’odierno Sudtirolo non fu mai popolata ovunque sia da tedeschi che da italiani. E non lo è nemmeno oggi.

I decreti di toponomastica fascista.

Per far nascere l’impressione che l’area dell’odierno Sudtirolo fin dall’epoca romana fosse sempre stata popolata da romani o italiani, durante il periodo del fascismo italiano furono emessi dei decreti che stabilivano toponimi italiani per la provincia del Sudtirolo appena conquistata.

Per esempio, l’8 agosto 1923 le denominazioni Süd-Tirol, Deutschsüdtirol, Tirol, Tiroler e tutti gli altri derivati furono vietate. Questo fu fatto in attuazione dei “Provvedimenti per l’Alto Adige intesi ad un’azione ordinata, pronta ed efficace di assimilazione e italianizzazione” deliberati dal Gran Consiglio del Fascismo il 12 marzo 1923. Solo le denominazioni Alto Adige e Atesino e le corrispondenti ritraduzioni tedesche Oberetsch e Etschländer furono dichiarate ammissibili.

Tre ulteriori decreti (1923, 1940, 1942) stabilirono un totale di oltre 10.000 nomi di luoghi e campi in italiano, dove questi nomi erano per la maggior parte costruzioni o ricostruzioni fatte sulla base di vecchie testimonianze, tratte per lo più dalla lingua medio alto tedesca. I nomi tedeschi e ladini di luoghi e campi, che erano stati tramandati e sviluppati storicamente nell’arco di secoli, furono ignorati e di conseguenza non furono approvati ufficialmente.

  • Al centro della foto, il sen. Tolomei durante una manifestazione fascista

I nomi tedeschi e ladini non sono ancora ufficiali.

Nonostante il Trattato di Parigi e lo Statuto di Autonomia del Sudtirolo, a tutt’oggi la situazione dell’uso dei nomi di luogo in Sudtirolo de iure non è cambiata. De facto, i toponimi tedeschi e ladini possono essere utilizzati a livello provinciale, ma il loro status ufficiale non è mai stato confermato da una legge provinciale.

Al contrario, l’esistenza dei toponimi tedeschi e ladini non viene più contestata dallo Stato italiano, ma al contempo si segnala che i decreti toponomastici fascisti e quindi i toponimi, che per la maggior parte sono italiani solo in apparenza, non devono essere messi in discussione.

La Valle d’Aosta mostra come si fa.

Eppure c’è una regione in Italia che ha dimostrato che esiste un’altra via: la regione autonoma della Valle d’Aosta, che ufficialmente è bilingue francese-italiana. Tuttavia, tranne il nome della capitale Aoste / Aosta, i toponimi aostani sono esclusivamente francesi e quindi, a differenza dei toponimi del Sudtirolo, assolutamente autentici.

Anche se in Valle d’Aosta, come in Sudtirolo, i toponimi originari furono banditi da un decreto fascista nel 1939 e sostituiti da nuovi nomi italiani, subito dopo la seconda guerra mondiale i toponimi italiani creati artificiosamente furono aboliti a tappe e furono ripristinati i nomi storici. Questo processo si è concluso definitivamente nel 1987. Tuttavia, la Valle d’Aosta rimane ufficialmente una regione bilingue, anche se i nomi ufficiali dei luoghi sono storicamente solo in francese e solo in poche eccezioni anche in italiano. E questo dimostra chiaramente: il plurilinguismo della popolazione o di un’area non equivale automaticamente al plurilinguismo nella denominazione dei luoghi.

Lo stesso vale per la zona dell’attuale Sudtirolo. Ma qui la denominazione dei luoghi attende ancora oggi una soluzione. La Valle d’Aosta ha mostrato come si fa. Una soluzione equivalente in Sudtirolo richiede “solo” conoscenza storica, consapevolezza culturale, volontà politica e coraggio. Il risultato del sondaggio lo mostra molto chiaramente: la maggioranza degli italiani sarebbe chiaramente disponibile alla ricerca di una soluzione della questione della toponomastica.

 

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