von Vanessa Pacher 12.06.2020 06:45 Uhr

Camminando – Cima Vezzena / Pizzo di Levico

Le vette: luoghi santi in cui l’uomo di oggi incontra il martire di ieri

Vista da Cima Vezzena (Foto: A. Toscani)

Quando l’escursionista sale in vetta, dopo aver percorso chilometri a piedi, fra boschi e dure rocce, con le gambe stanche e il sudore al collo, si ferma, poggia zaino e bastoncini ai piedi e alza lo sguardo verso l’orizzonte. Più di una cima, nel territorio tirolese, consente di poter godere di una vista spettacolare sui fondovalle; l’alpinista, affaticato dalla lunga salita, contempla quelle valli disseminate di case, attraversate da un reticolo di strade, squadrate da campi coltivati intervallati dai plastici specchi delle serre, e in tutto questo osserva, o meglio riconosce in una dimensione completante diversa quel territorio che l’occhio vede solitamente da vicino.

Ogni luogo in vetta viene ridimensionato e spesso non è solo il senso della vista a cogliere in modo trasfigurato il territorio che si trova a valle, ma anche la mente, e soprattutto l’anima può plasmare un luogo attribuendone  molteplici significati.

 

  • Pizzo di Levico (Foto: A. Toscani)
  • Valsugana (Foto: A. Toscani)

È spesso la storia a dettare il ruolo di un territorio, il suo significato simbolico; ed è sempre la storia  ad aver attribuito alle cime quel significato di territorio strategicamente e militarmente perfetto per impartire i dettami e le sorti delle guerre. La vetta è per l’escursionista un luogo che affranca, in cui si respira l’aria della libertà, dove nulla si trova al di sopra, solo il cielo a cui volgere lo sguardo in un sentimento di infinito silenzio di pace. La vetta è per il soldato il luogo del dominio,  dove percepisce  il senso dell’estrema difesa o la tensione dell’attacco, da cui volgere lo sguardo verso il basso laddove si trova  il nemico da raggiungere o  contro il quale resistere al  sordo rombo dei cannoni.

Numerose sono le vette alpine teatro di guerre e di battaglie, ora consacrate dall’escursionista come luogo del ricordo e della testimonianza, un tempo maledette da quei soldati che nel freddo estremo degli inverni e nel caldo afoso delle estati vissero il sangue, la morte e il dolore che marchiarono indelebilmente la montagna.

Luoghi santi le vette, dove l’uomo di oggi incontra, con il simbolo di una croce a fare da tramite, il martire di ieri.

  • Forte
  • Cima Vezzena da Mandriolo (Foto: A. Toscani)

Tra questi ve n’è uno di particolare suggestione storica: Cima Vezzena, conosciuta anche come Piz de Levico.

Posto a circa a 1.908 m s.l.m., il pizzo di Levico domina la Valsugana. E‘ proprio qui che il genio militar  diede vita a „l’occhio degli altipiani“, il  Werk Spitz Verle Vezzena, la più orientale delle fortificazioni dello sbarramento di Lavarone-Folgaria. Opera ardita, il forte si appoggia alla roccia che gli fa da parete a nord e si affaccia a strapiombo con un salto di 1300 metri sulla Valsugana, con una vista che spazia  sulla piana di Vezzena, sull’altopiano di Folgaria e sul fronte delle prealpi vicentine antistanti il Pasubio.

La Cima e la Fortificazione sono raggiungibili compiendo una suggestiva escursione che parte da Passo Vezzena (1.402 m), sulla strada che collega Lavarone e Luserna con l’altipiano di Asiago. Da qui si prende la via che conduce al forte di Busa Verle; si segue quindi il segnavia per Cima Vezzena n.205, salendo attraverso il bosco in direzione nord. Alla base della cima ci si ricongiunge ad una via alternativa leggermente più lunga, ma meno impegnativa, la strada militare (sentiero n.201). Si giunge, infine, rapidamente alla vetta per ammirare ai piedi della croce lo spettacolo che si apre spaziando dalle Dolomiti di Brenta al gruppo del Lagorai, dalle cime di Vigolana e Marzola (con sotto i laghi di Caldonazzo e di Levico) al Manderiolo e all’Ortigara, al Monte Verena, al Pasubio e lontane cime del Monte Baldo.

  • Foto: A. Toscani
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