Briciole di Memoria 148: I monumenti del regime nel Tirolo Meridionale – 1° parte
Alcuni spunti, considerazioni e ragionamenti, fatti dopo aver letto il libro “Il monumento del regime” di Nerio de Carlo e Hartmuth Staffler
Era il 12 luglio 1928, a Bolzano il potere fascista italiano celebrava la propria liturgia con l’inaugurazione del monumento ai suoi trionfi, costato tre milioni di lire (cifra sicuramente importante per l’epoca) e realizzato da Marcello Piacentini, architetto del regime fascista come Albert Speer lo fu più tardi del Nazismo. Una somma veramente notevole se si pensa che il marmo era stato offerto gratuitamente nell’ambito dell’accanimento anti austriaco.
La prima idea era stata di dedicare il monumento a Cesare Battisti, ma poi l’intenzione fu variata. Ricordiamoci che Battisti era stato profetico, quando sostenne:”se morirò, il mio paese mi farà una lapide, se vivrò mi lapiderà”
È noto che le truppe italiane avevano occupato anche Innsbruck e Landeck ben dopo la conclusione dell’armistizio del 3 novembre 1918. Entrambe le località erano completamente prive di difese militari. È lecito pensare che, qualora quella occupazione fosse stata mantenuta, il monumento alla vittoria sarebbe stato eretto a Innsbruck anziché a Bolzano.
Il 26 maggio del 1935 venne inaugurato a Trento il mausoleo a Cesare Battisti progettato dall’architetto veronese Cesare Faggiuoli dove tra le altre scritte ne spicca una con la seguente dicitura:«A Cesare Battisti che preparò a Trento l’unione alla Patria ed i nuovi destini».
Era proprio necessario erigere un monumento ad un uomo che era parlamentare austriaco, aveva giurato fedeltà al suo Imperatore e nello stesso tempo si adoperava come spia prezzolata per uno stato straniero?
Un uomo che tra l’altro, non dimentichiamo, chiese al comando dell’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, che fosse bombardata la città di Trento da una poderosa formazione di aereomobili. In quell’occasione consegnò al comando militare italiano una carta topografica, dove aveva segnato, con precisione, le caserme ed i depositi militari nella sua città, senza dare alcuna importanza al fatto che, all’epoca, non esistevano congegni di mira e di puntamento per gli aeroplani e le bombe sarebbero cadute a casaccio provocando una strage di civili innocenti.
Ancor oggi questo mausoleo offende gli abitanti di questa terra che conoscono la storia.
Sempre a Trento nel 1934 venne completata l’opera dell’architetto Segalla chiamata ancor oggi “Donna del flit” al costo di 920.000 lire.
Trattasi di un mosaico che si può notare sopra la Galleria dei Legionari Trentini che, per chi non lo sapesse, erano i 302 uomini che tradirono la loro terra scappando in Italia allo scoppio della prima guerra mondiale, dichiarandosi disponibili a prendere le armi di una nazione straniera per sparare sui propri fratelli, amici, parenti e conoscenti che fedelmente avevano vestito la divisa austriaca e difendevano la loro terra Tirolese da una potenza nemica che voleva invaderla.
Quella che si può vedere ancor oggi, è un opera del regime fascista, raffigurante una donna che protende in avanti un fascio littorio, emblema ufficiale del fascismo. Ai piedi della donna fa mostra di sé la seguente scritta “Il popolo italiano ha creato con il suo sangue l’impero e lo feconderà con il suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi”
I trentini che avversavano le ideologie del fascismo e tutti coloro avevano nel cuore la propria terra, storia ed identità di un popolo mai stato italiano ma costretto ad esserlo per aver perso una guerra, la reputavano un’ opera offensiva e le diedero il nome di “DONNA DEL FLIT”. Per chi non lo sapesse, perché i tempi sono mutati, il flit era un contenitore, molto comune all’epoca, che permetteva di spruzzare un liquido insetticida e che assomigliava tanto al fascio littorio che la figura femminile, rappresentante l’Italia, portava fiera tra le mani protendendolo dinnanzi a lei.
Anche quest’opera, pur ridicolizzata nel gergo comune, tutt’oggi offende chi la guarda rammentandosi cosa essa significhi.
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02.01.2020
Quel che è tolt con la guerra el torna en do che l era!